Anche i medici chiedono modifiche alla conciliazione obbligatoria
Anche i medici chiedono modifiche alla conciliazione obbligatoria E mentre domani scioperano gli avvocati con manifestazioni a Napoli e a Roma, la Federazione nazionale dell’ordine dei Medici mette i suoi paletti di Luigi Berliri mer 22 – Domani gli avvocati italiani incroceranno le braccia. Due le manifestazioni: una a Napoli organizzata delle associazioni forensi e una a Roma convocata dal popolo di Facebook. E la Federazione nazionale dell’ordine dei Medici chiede profondi cambiamenti: nel corso della procedura di una figura medica con un ruolo di supporto e la formazione specifica per chi vuole diventare mediatore.
L’Oua, l’organismo unitario dell’avvocatura, raccogliendo le indicazioni degli ordini degli avvocati italiani e delle associazioni forensi, ha proclamato una giornata di astensione dalle udienze e promosso una manifestazione unitaria di protesta a Napoli alle 10.30 presso l’Arengario del nuovo palazzo di giustizia al centro direzionale. Secondo Maurizio de Tilla, presidente dell’Oua, a Napoli sono attesi oltre duemila avvocati “e l’adesione all’astensione sarà massiccia: rimane grande la preoccupazione contro una politica di privatizzazione della già malandata giustizia italiana.
La mediaconciliazione obbligatoria è il primo tassello di questa svendita, si è in balia di società di capitali con mediatori con una formazione inadeguata, senza la previsione della presenza di un avvocato di fiducia e senza alcun criterio di competenza territoriale: è una speculazione vera e propria – dice – sui diritti dei cittadini. Non solo: il sistema vigente è pregiudiziale per il successivo giudizio in caso che la mediazione fallisse. Non è un caso che il Tar del Lazio ha rinviato il decreto legislativo all’esame della Corte Costituzionale”. “Sullo stessa linea – continua il presidente Oua – vanno i provvedimenti in discussione sullo smaltimento dell’arretrato: rottamare le cause, mettendole in mano a degli ‘ausiliari cottimisti’ e comprimere il diritto di difesa.
Una risposta emergenziale a un problema che si riproporrà fra qualche mese, che rinvia la vera scommessa che è quella della riorganizzazione della macchina giudiziaria. In tal senso, avvocati e magistrati, Oua e Anm, hanno già presentato un pacchetto di proposte con il Patto per la Giustizia, che sono fin a ora rimaste inascoltate”. ‘In queste settimane al Senato, in commissione Giustizia -sottolinea de Tilla- si sono tenute le audizioni sui due disegni di legge (Benedetti Valentini, Della Monica ed altri) che propongono la modifica della normativa sulla mediaconciliazione. L’Avvocatura, compatta e unitaria, attende la più sollecita approvazione al Senato.
Per tutte queste ragioni -conclude de Tilla- saremo moltissimi il 23 giugno a Napoli a dimostrare che gli avvocati sono uniti e che gli accordi al ribasso dal sapore corporativo non pagano. La richiesta è chiara: eliminazione dell’obbligatorietà della mediaconciliazione, no alla privatizzazione della giustizia civile, sì alla riforma della macchina giudiziaria per restituire efficienza e celerità ai processi e al sistema giustizia”.
Imponente si preannunci anche la manifestazione romana organizzata da un gruppo di Facebook: M.G.A. acronimo di Mobilitazione Generale degli Avvocati. Quasi settemila iscritti che hanno tappezzato i tribunali italiani di manifesti e che si vedranno in un teatro romano.
Ma anche i medici sono sul piede di guerra. E ieri in commissione Giustizia del Senato, Gabriele Peperoni, uno dei cinque componenti nazionali del Comitato Centrale Esercenti Professioni Sanitarie (CCEPS) presso il Ministero della Salute Nell’audizione ha sottolineato che “della normativa di riferimento a essere contestata è l’obbligatorietà della procedura. In campo sanitario, però, senza questo punto, non c’è certezza che la situazione del contenzioso per cittadini e medici possa cambiare.
In questo senso, non possiamo accettare neanche la proposta che a metà maggio aveva avanzato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di limitare l’obbligatorietà alle cause al di sotto dei 5mila euro: la soglia è, infatti, troppo bassa per la sanità. Siamo invece disposti a discutere sulle altre richieste, tra le quali l’idea che la procedura si svolga di fronte a un avvocato.
Quello che ci interessa è che la mediazione preveda la presenza, come figura ausiliaria, di un medico e, in ogni caso, che si istituisca un percorso di formazione ad hoc. Si tratta di un progetto che avevamo iniziato ad avviare e che ora, in questa situazione di incertezza normativa, è al palo». Un rallentamento c’è stato anche per quanto riguarda le iniziative locali di istituire camere di mediazione presso gli Omeco. «Ci sono state una serie di difficoltà» conclude Peperoni. «Non da ultimo il fatto che le assicurazioni non siano state coinvolte, già dalla normativa, nella procedura. Sembra, infatti, che stiano mettendo dei freni quando si tratta di tirare fuori i soldi».