Referendum. Quorum superato e stravincono i Sì
Sono andati a votare numerosi (il 57%) e la stragrande maggioranza (intorno al 95% per ciascuno dei quattro quesiti) ha messo una croce sul Si’ bocciando il nucleare in Italia, la gestione dei servizi idrici ai privati e il legittimo impedimento. Ed ecco cosa, votando, i cittadini del Belpaese, hanno deciso argomento per argomento.
SERVIZI PUBBLICI. Il primo quesito referendario ”Modalita’ di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica – Abrogazione” proponeva l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n.
133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Scegliendo di abrogare la norma gli italiani hanno rigettato l’affidamento del servizio idrico a soggetti privati attraverso una gara o all’affidamento dello stesso servizio a societa’ a capitale misto pubblico-privato.
ACQUA. Il secondo quesito referendario ”Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito Abrogazione parziale di norma” proponeva l’abrogazione dell’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico e’ determinata tenendo conto dell”’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Abrogando la norma i cittadini hanno detto no alla possibilita’ dei gestori di ottenere profitti garantiti sulle tariffe caricando sulla bolletta un 7% a remunerazione del capitale investito bloccando cosi’ la strada dei privati nella gestione dei servizi idrici.
NUCLEARE. Il terzo quesito referendario ”Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare” chiedeva di cancellare il comma 1 e il comma 8 dell’articolo 5 del decreto omnibus. Con la vittoria del Si’ gli italiani hanno confermato la loro contrarieta’ al nucleare nel Belpaese.
LEGITTIMO IMPEDIMENTO. Il quarto quesito referendario ”Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte costituzionale” si proponeva di cancellare le norme per cui il premier e i suoi ministri possono opporre impegni istituzionali alla presenza in aule di giustizia dove sono imputati di reati non ministeriali. Gli italiani hanno scelto, appunto, di cancellarle.
Fonte Asca.it