La Corte Costituzionale dice sì al referendum sul nucleare
Roma, 7 giu. (TMNews) – Con una decisione unanime la Corte costituzionale ha deciso di considerare ammissibile il nuovo quesito referendario sul nucleare riformulato dalla Cassazione dopo le modifiche contenute nel dl omnibus. Lo si è appreso da fonti vicine alla Consulta.
La camera di consiglio è durata circa tre ore, la prima delle quali dedicata all’audizione delle parti costituite nel giudizio di ammissibilità sul nuovo quesito. I referendari hanno sostenuto che la Consulta spettasse solo decidere se il quesito “firmato” dalla Cassazione rispondesse ai requisiti di costituzionalità. Quindi in teoria avrebbe potuto dichiarare inammissibile il quesito (un caso senza precedenti, che probabilmente avrebbe costretto la Cassazione a modificarlo) ma non annullare la consultazione referendaria. L’Avvocatura dello Stato, su incarico del governo, ha viceversa sostenuto, secondo quanto hanno riferito i legali dei referendari, che “l’ambiguità” del quesito avrebbe dovuto condurre a uno stop al voto popolare.
Già ieri, il neoeletto presidente della Consulta, Alfonso Quaranta, aveva precisato “a titolo personale” di non ritenere che fra i poteri della Corte costituzionale vi fosse lo stop al voto referendario sul nucleare, una volta che la Cassazione aveva valutato che le nuove norme approvate dal Parlamento non soddisfacessero lo spirito che aveva mosso i promotori del referendum.
Dopo le audizioni di questa mattina, i legali delle parti hanno spiegato le rispettive posizioni: il costituzionalista Alessandro Pace, in rappresentanza di Antonio Di Pietro e del comitato promotore del referendum, ha sostenuto che “i lavori preparatori del dl omnibus dimostrano chiaramente l’intenzione del legislatore: le opposizioni hanno presentato dei subemendamenti per bloccare in modo chiaro il nucleare, ma il governo si è opposto e Camera e Senato hanno votato contro”. Mentre l’avvocato Gianluigi Pellegrino, in rappresentanza del Pd e del Movimento difesa del cittadino, ha spiegato che “la nuova legge è più nuclearista della precedente, dice che il piano nazionale va fatto ‘entro’ dodici mesi, è un termine sollecitatorio, quindi rappresenta un’accelerazione in direzione del nucleare, che non viene affatto escluso dal piano”. “La scelta del Governo – ha obiettato Stefano Crisci, legale dell’associazione ‘ecologista’ pro-nucleare Fare Ambiente – è stata quella di non fare il nucleare. Quindi ora abrogare questa norma impedirebbe al cittadino italiano di avere il piano energetico”.
Fonte Tmnews.it