Cnf: separazione delle carriere e indipendenza della magistratura
“L’inadeguatezza del sistema giustizia e’ causata dall’incapacita’ di fornire risposta alla domanda di giustizia e dalla persistente difficolta’ di declinare in modo non conflittuale il rapporto tra giurisdizione e politica”. E’ partita da questa analisi la considerazione del vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti al convegno Gli avvocati e il sistema giustizia, che si tiene a Siracusa fino al 4 giugno. Nessun tema caldo del momento e’ stato trascurato, a partire dalla mediazione. “A parte la erraticita’ di un legislatore che prima abroga il tentativo obbligatorio di conciliazione nelle cause del lavoro e subito dopo la introduce per un numero rilevante di cause ordinarie, l’obbligatorieta’ sancita dal decreto legislativo 28/2010 non e’ accettabile: non trova giustificazione ne’ nella direttiva comunitaria ne’ nella legge delega 69/2009”, ribadisce Perfetti. “L’ordinanza Tar Lazio, che rinvia alla Corte costituzionale questo profilo, si incarica di dimostrare l’eccedenza della norma rispetto a entrambe. La posizione dell’avvocatura e’ chiara: l’opposizione non e’ alla mediazione in se’ come sistema alternativo di soluzione delle controversie ma a questa mediazione”. Ben altro ruolo puo’ svolgere l’avvocatura nella giurisdizione, manifestando adesione ad altri sistemi alternativi come la negoziazione assistita o il potenziamento dell’arbitrato irrituale. Quanto alla riforma del titolo IV della Costituzione, all’esame del Parlamento (il relatore Gaetano Pecorella e’ intervenuto ai lavori), Perfetti sottolinea: “il progetto deve evitare la dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo e che si ponga in pericolo l’indipendenza della magistratura”. Dunque: al pm non puo’ essere sottratto il compito di garantire la legalita’ delle indagini; desta perplessita’ la norma sulla obbligatorieta’ dell’azione penale secondo “criteri stabiliti” che darebbe vita a un sistema di selezione dei reati da perseguire a seguito del quale la “giustizia perderebbe il suo carattere di imparzialita’”; la responsabilita’ dei magistrati, pur nella necessita’ di renderla effettiva, non puo’ perdere l’ancoraggio al dolo o colpa grave