Brusca. Berlusconi non c’entra con le stragi del 92-93
“Berlusconi può essere accusato di tutto, ma con le stragi del ’92-’93 non c’entra niente”. Lo ha detto al processo Mori il pentito Giovanni Brusca. Il collaboratore ha smentito di essersi mai recato nella villa di Arcore del premier rivelando di avere querelato gli organi di stampa per le “false informazioni scritte”. “Dopo l’arresto di Riina ho contattato Vittorio Mangano, il cosiddetto stalliere di Arcore perché si facesse portavoce di alcune nostre richieste presso Dell’Utri e Berlusconi”. Lo ha detto il pentito Giovanni Brusca, deponendo al processo al generale dei Carabinieri, Mario Mori, accusato di favoreggiamento alla mafia. “Lui – ha aggiunto – era contentissimo di poterci ristabilire i contatti e ci spiegò che si era licenziato dall’ impiego ad Arcore per non creare problemi a Berlusconi, ma che tutto era stato concordato anche con Confalonieri e che aveva ancora con loro buoni rapporti”. A fare da tramite tra Mangano e l’allora imprenditore Berlusconi sarebbe stato un personaggio che aveva la gestione delle pulizie alla Fininvest. L’episodio risale alla fine del ’93. ”Gli volevamo chiedere – ha spiegato – tra l’altro, di attenuare i rigori nei trattamenti dei detenuti a Pianosa e Asinara e di alleggerire il 41 bis”. Brusca ha poi aggiunto di avere detto a Mangano, affinché questi lo riferisse a Dell’Utri in modo tale da fornirgli “un’arma politica”, che la sinistra sapeva tutto sulle stragi mafiose del ’92 e del ’93”. Dopo un mese Mangano sarebbe tornato con la risposta di Dell’Utri che gli avrebbe detto: “Vediamo cosa si può fare”. Confermando quanto già dichiarato ai pm, Brusca ha ribadito di avere saputo da Mangano che dopo il contatto “erano contenti”. “Non mi disse – ha concluso – a chi si riferiva”. Brusca, infine, ha ammesso di non avere avuto più notizie sui contatti tra Mangano e i suoi referenti in quanto lo stalliere di Arcore venne poi arrestato.