Rai, Minzolini indagato per spese carta aziendale
Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle spese effettuate con la carta di credito affidatagli dalla Rai. I pm ipotizzano il reato di peculato. Per gli inquirenti, comunque, l’iscrizione è un “atto dovuto”, alla luce di alcuni accertamenti che sono stati svolti, di documenti che sono stati acquisiti dagli investigatori della Guardia di finanza e degli atti relativi ad una indagine interna svolta dall’azienda di viale Mazzini.
E’ attesa, intanto, a breve sulla scrivania del procuratore aggiunto Alberto Caperna una relazione conclusiva del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza guidato dal colonnello Virgilio Pomponi rispetto alle deleghe investigative che erano state date dall’autorita’ giudiziaria. Gli accertamenti, a piazzale Clodio, sono stati avviati sulla base di un esposto presentato da un’associazione di consumatori. Gli inquirenti sarebbero a lavoro su una serie di spese non autorizzate che ammonterebbero a 68 mila euro in 15 mesi. Il direttore della testata giornalistica potrebbe essere convocato prossimamente a piazzale Clodio per fornire la sua versione dei fatti.
Minzolini: “Se la notizia è vera, è l’ennesimo attacco in quel delta del Mekong che è la Rai: dopo l’inchiesta della procura di Trani, le polemiche dell’Usigrai, le iniziative dell’Agcom è arrivato il turno della procura di Roma”, dice Augusto Minzolini, direttore del Tg1, commentando in una dichiarazione la sua iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle spese effettuate con la carta di credito affidatagli dalla Rai. “Quello che mi fa sorridere, e non mi arrabbio né mi stupisco sapendo come vanno le cose in Italia, è che questa notizia sia finita sui media a due giorni dalle elezioni”, aggiunge Minzolini, che parla di “strumentalità politica più che evidente”, visto che “l’indagine penale prende spunto dall’esposto di un partito politico, quello di Antonio Di Pietro”. Il direttore del Tg1 si dice “più che tranquillo”, visto che “si tratta di un ‘atto dovuto'”. Precisa di aver “già ridato indietro alla Rai l’intera somma in questione”, di aver “nel contempo avviato un’azione legale di rivalsa nei confronti dell’azienda”.