Juve, 2-2 col Chievo. Fuori dalla Champions
I sogni e le illusini della Juventus si sgretolano proprio tra le mura amiche e in una gara che, sulla carta, non presentava alcuna difficoltà. Addio dunque alle residue speranze di raggiungere il quarto posto, e quindi la Champions League. In vantaggio di due gol – rigore di Del Piero e destro di Matri su assist del capitano -, i bianconeri pagano un minuto di autentica follia a metà del secondo tempo, in cui si fanno raggiungere da Uribe (primo gol in Italia del colombiano) e Sardo, che regalano al Chievo il punto salvezza. A festeggiare sono quindi soltanto i veneti, che si assicurano l’aritmetica e meritata permanenza in serie A. Merito a Stefano Pioli, che ha costruito una squadra capace di emergere dalle difficoltà e raggiungere l’obiettivo con carattere, volontà e buone trame. Alla Juve invece restano solo i fischi e i cori di scherno dei tifosi. Il “vergognatevi” che accompagna la squadra negli spogliatoi è il riassunto dell’ennesima occasione persa di questa annata che si pensava diversa ma che rischia di concludersi ancora peggio della precedente. Niente Champions, quindi, bene che vada sarà Europa League per la truppa di Del Neri. E bisogna anche sperare che il Palermo non vada in finale di Coppa Italia. Come contro il Catania, alla Juve non bastano due gol di vantaggio per conquistare i tre punti. Non basta ancora una volta Del Piero, l’unico uomo in grado di fare qualcosa di decisivo.
E’ del capitano il rigore che mette subito la gara sui binari giusti dopo 13 minuti, è del capitano l’assist per Matri, preludio del doppio vantaggio. Tutto inutile, perché come d’incanto la Juve si blocca e dilapida nello spazio di 60 secondi tutto quanto ha costruito. Un blackout inspiegabile per una squadra che, pur senza incantare e nonostante una manovra poco fluida e difficoltosa nella costruzione, aveva creato i presupposti per il successo, grazie alla qualità infinita del suo numero 10 e alla precisione del centravanti ex Cagliari. Nel finale, poi, è successo veramente di tutto: pali di Chiellini (da un metro, incredibile) e di Toni per la Juve; un’occasione divorata da Uribe con la porta juventina difesa solo da Grosso per un’uscita spericolata di Buffon, e un altro paio di occasioni fallite in contropiede dal Chievo con Pellissier. Non è cambiato più niente ma a conti fatti la Juve non avrebbe meritato gloria ulteriore. A due giornate dalla fine la squadra di Del Neri, settima e neanche sicura dell’Europa minore, può recriminare soltanto per colpe proprie. Troppi i difetti, nei singoli, nel gioco e nella struttura complessiva, per pensare che i problemi siano stati soltanto i tanti e pur penalizzanti infortuni. Troppa la fragilità psicologica per una squadra che sul carattere aveva costruito fama e successi. Si pensava che l’anno scorso fosse stato il punto di non ritorno, la prima stagione dell’era Agnelli-Marotta rischia di concludersi anche peggio. “Rivogliamo la vera Juve”, cantano i tifosi. A guidarla sarà ancora Del Neri?