Strage Erba, confermato l’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi
Sono stati condannati definitivamente all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi accusati della strage di Erba. Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione. L’11 dicembre 2006 uccisero, in seguito a liti condominiali, Rafaella Castagna con il figlio di 2 anni Youssef, sua madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Ci sono volute meno di quattro ore di Camera di Consiglio, alla Prima sezione penale della Cassazione, per decidere la conferma del verdetto emesso dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano il 20 aprile 2010. Anche in primo grado, la Corte d’Assise di Como, il 26 novembre 2008, aveva condannato Olindo e Rosa all’ergastolo. In aula, a sentire la lettura del dispositivo c’erano solo i cronisti. I famigliari di Raffaella Castagna se ne sono già andati e anche Azouz Marzouk non è ritornato dopo aver presenziato all’udienza iniziata stamani. Olido e Rosa sono da tempo reclusi in carcere.
“Sono veramente sconfortata da questa decisione della Cassazione e rimango profondamente convinta dell’innocenza di Rosa e Olindo: la mia delusione è grande perchè c’erano ottimi elementi per riaprire il processo o, almeno, c’era un’ottima possibilità di verificare la nostra ricostruzione dei fatti”. Così Valentina Vasino, consulente della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati stasera definitivamente dalla Cassazione per la strage di Erba, ha commentato il verdetto della Suprema Corte. Vasino – parlando con i cronisti all’uscita dalla Cassazione – ha sottolineato, tra gli aspetti non tenuti presente dai giudici, la “circostanza che le ferite pesanti ricevute da Valeria Cherubini devono per forza esserle state inferte nella sua abitazione e non nel pianerottolo durante la fuga in cerca di scampo perchè, da qui, non sarebbe riuscita a raggiungere la sua casa”. L’esperta, consulente di parte, ha inoltre lamentato il fatto che solo i periti della difesa “hanno esaminato la tenda sotto la quale è stata ritrovata la signora Cherubini”. Non è poi convinta, Vasino, della testimonianza del primo soccorritore che ha sentito gridare ‘aiuto’ la Cherubini perchè “come poteva urlare – si chiede il consulente – se aveva cinque ferite alla lingua che glielo impedivano?”.