Nelle mani della Cia il pc di Bin Laden
Aver ucciso Osama Bin Laden rappresenta il massimo del successo per gli Stati Uniti, almeno sul piano dell’immagine. Ma sul piano pratico il vero successo per l’intelligence statunitense è aver trovato il rifugio del leader di Al Qaeda. Nell’edificio in cui si nascondeva Bin Laden, infatti, i militari dei Navy Seal hanno recuperato una vera “miniera d’oro”. Computer, cd, dischetti, pennette ed altro materiale elettronico è stato prelevato dal rifugio del leader terrorista subito dopo il blitz. E ora il tutto sarà passato al microscopio dagli esperti americani.
“Potete immaginare cosa c’è sull’hard drive di Osama bin Laden?” ha detto entusiasta una fonte al sito americano Politico: “Centinaia di persone si metteranno ad analizzarlo, sarà straordinario anche se solo il 10% sarà funzionante”.
Col passare delle ore emergono altri dettagli su quanto accaduto durante il blitz ad Abbottabad. Ad agire è stata Seal Team-6 e all’operazione avrebbero preso parte ”due dozzine” di militari della forza speciale della marina americana (il New York Times parla invece di 79, a bordo di 4 diversi elicotteri). La loro base si trova a Norfolk, in un compound identificato da un nome di copertura per confondere i curiosi. Bin Laden sarebbe stato ucciso da due proiettili: uno alla testa e uno al torace. Sua figlia, una ragazzina di 12-13 anni, avrebeb dichiarato di aver visto sparare al padre durante il raid. Diversa invece la versione riferita da una fonte della Jama’a Jihad pakistana, ripresa dal giornale locale ‘Dawn’, secondo cui Bin Laden sarebbe stato ucciso da una delle sue guardie del corpo per evitare che il leader di Al Qaeda finisse nelle mani degli Usa.
La velocità è stata la chiave del successo dell’operazione durata in tutto una quarantina di minuti: la squadra dei Seal è arrivata a Abbottabad dall’Afghanistan a bordo di due Black Hawk che hanno creato agitazione tra i residenti della cittadina che hanno messo post su Twitter e chiamato le forze di sicurezza pakistane che però erano all’oscuro di tutto. Non sono mancati gli intoppi: uno degli elicotteri ha avuto in guasto atterrando nel cortile del compound, costringendo l’altro – che doveva stare di copertura all’esterno – a spostarsi, e far subito scattare l’invio di un terzo elicottero, un Chinook. Intanto i commando avevano iniziato la loro avanzata, stanza dopo stanza – uccidendo almeno quattro delle persone messe a protezione di Bin Laden – fino a quando alla Situation Room dove Obama e tutto il team della Sicurezza Nazionale vivevano i minuti più angosciosi della loro vita è arrivata la parola che tutti aspettavano: “Geronimo”, il nome in codice scelto per Bin Laden durante l’operazione.
Su tutta la vicenda però aleggia ancora un certo mistero: all’opinione pubblica mondiale manca la prova certa dell’uccisione di Bin Laden. Per questo, e per evitare di far nascere possibili leggende sul leader terrorista, il presidente americano Barack Obama ha deciso di diffondere almeno una fotografia che mostra Bin Laden morto. Parlando con la Cbs, John Brennan, consigliere per il controterrorismo della Casa Bianca, ha spiegato che la diffusione di fotografie, filmati ed altro materiale che testimonia della morte del leader terrorista verra’ soppesata per tenere presente il rischio di possibili azioni di rappresaglia da parte di sostenitori di Bin Laden. “Una delle cose che abbiamo la responsabilita’ di fare e’ assicurarci di adottare misure a tutela da ogni possibile tipo di reazione avversa di fronte alla notizia della morte di Bin Laden”.
Quanto alla sepoltura in mare, il New York Times rivela che la salma sarebbe lavata e avvolta in un lenzuolo bianco, come richiede la tradizione islamica, prima di essere affidato alle acque dell’Oceano Indiano. Una sepoltura già confermata ufficialmente dalla Casa Bianca come la “scelta più opportuna” per poter rispettare il precetto islamico che vuole che il corpo sia sepolto entro 24 ore dalla morte. Senza contare che nessun paese avrebbe voluto ricevere il corpo di Bin Laden e tanto meno rendere il luogo della sua sepoltura una sorta di altare simbolico per tutti i suoi seguaci.
Per quanto riguarda invece il misterioso corriere che ha portato alla scoperta del rifugio, secondo quanto ha riferito una fonte diplomatica citata dalla Cnn, si tratterebbe del kuwaitiano Abu Ahmad al Kuwaiti. Le autorità americane non hanno rivelato il nome dell’uomo, ma i documenti diffusi da Wikileaks su Guantanamo contengono diversi riferimenti ad al Kuwaiti negli interrogatori dei prigionieri ‘rafforzati’ con la tecnica del waterboarding. E sappiamo che proprio da questi interrogatori è emerso il nome del corriere, indicato come molto vicino a Khalid Sheikh Mohammed, il ‘cervello’ degli attentati dell’11 settembre, e segnalato come uno degli uomini che accompagnò Osama bin Laden a Tora Bora, dove gli americani tentarono invano di catturarlo.
Donald Rumsfeld, che fu segretario alla Difesa durante gran parte dei due mandati di George Bush, ha tuttavia negato che la controversa tecnica interrogatoria dell’annegamento simulato sia servita a estorcere l’informazione. Queste informazioni sono state ottenute “con un normale approccio d’interrogatorio”, ha detto Rumsfeld in un’intervista concessa al sito conservatore Newsmax.com.