Primo Maggio: negozi aperti ma rischio sciopero
Per la prima volta nella storia della Festa del Primo maggio potrebbe esserci uno sciopero. Proprio. A Milano, infatti, i sindacati sono pronti ad incrociare le braccia, se il Comune non fara’ marcia indietro sull’apertura dei negozi. Che, pero’, tira dritto: ”Se questa e’ la liberta’ della sinistra, in questa citta’ non siamo messi bene”, ha detto il Primo Cittadino, Letizia Moratti, sottolineando il momento di crisi economica. ”Finalmente se ne e’ accorta”, ha replicato la Cgil, aggiungendo: ”Peccato che la montagna abbia partorito un topolino”.
A Firenze contro l’ordinanza del sindaco, Matteo Rienzi, la risposta e’ gia’ arrivata da parte delle sigle confederali che hanno deciso lo sciopero delle commesse nella citta’ e che minacciano anche loro uno stop regionale. La decisione di Palazzo Vecchio ha scatenato l’aspra polemica tra Rienzi e la leader Cgil, Susanna Camusso, convinta che ”i valori non si monetizzano”, con la presa di posizione del segretario Cisl, Raffaele Bonanni, secondo il quale sindaci, sindacati e imprese devono trovare accordi sul territorio.
Dunque, molti negozi resteranno aperti, in particolare nei centri storici. Lo saranno a Roma, dove al tradizionale ‘concertone’ a San Giovanni si aggiunge la beatificazione di Giovanni Paolo II (che portera’ nella Capitale un milione di persone, secondo stime della prefettura); cosi’ come si potranno alzare le saracinesche a Firenze, a Milano, a Torino e a Cagliari. A Napoli, invece, l’emergenza rifiuti potrebbe spingere i commercianti a lasciarle abbassate. Saracinesche che resteranno giu’ anche a Perugia, Bari e Potenza.
Un po’ di calcoli li ha fatti la Camera di Commercio di Monza e Brianza: un Primo Maggio con i negozi aperti potrebbe valere, tra shopping e indotto, quasi 30 milioni di euro nei soli centri storici di Milano e Monza, Firenze e Torino.