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Volo Parigi-Roma: Valeriy Tolmachev non spiega le ragioni del tentato dirottamento

Valeriy Tolmachev
Valeriy Tolmachev

E’ stata tranquilla e razionale nei momenti di possibile pericolo, figurarsi se poteva spaventarsi ore dopo l’aggressione subita. La hostess, sulla cui gola ci sono ancora i segni leggeri del coltellino tagliaunghie che il kazako le ha tenuto sul collo per qualche minuto, non ha tentennamenti: “Non ho avuto paura, tornerò a volare”. In un gioco delle parti al contrario, è invece l’aggressore ad essere più che mai confuso, Valeriy Tolmachev, il kazako di 48 anni accreditato in Francia come responsabile della Repubblica del suo Paese.

Non ha nemmeno saputo spiegare il suo gesto, le motivazioni che lo hanno spinto. E la risata che aveva sulla faccia mentre stringeva il collo della hostess forse è la conferma di quanto si dice di lui, che ultimamente avrebbe manifestato problemi legati alla depressione. La polizia è sicura che l’uomo abbia agito da solo e che tra gli altri 130 passeggeri del volo Alitalia Az 329 decollato da Parigi alle 20:24 di ieri sera e diretto a Roma Fiumicino, non c’é alcun complice. Lo conferma arriva dopo che gli agenti hanno verbalizzato tutti i viaggiatori. Chi ha visto la hostess nelle ultime ore ha confermato che la donna “non ha subito visibilmente alcuno choc per l’accaduto ed é tranquilla”.

“E’ stata un’azione talmente fulminea – ha detto – che in quei momenti non ho avuto neppure il tempo di pronunciare una parola”. Intorno all’identikit della hostess c’é riserbo, sia da parte della polizia che dall’Alitalia. Praticamente all’alba, dopo cinque ore di interrogatorio negli uffici della polizia dell’aeroporto, Tolmachev – giubbetto bianco, pantaloni beige, scarpe da ginnastica bianche e un fazzoletto sul volto per non essere riconosciuto – è uscito per essere portato nel carcere di Civitavecchia, scortato da tre agenti. Le accuse nei suoi confronti sono di sequestro di persona e tentato dirottamento aereo; esclusa qualunque pista terroristica e qualsiasi rapporto con residenti in Italia, dove ha messo piede per la prima volta la notte scorsa, sedato e solo per transitare su un mezzo della polizia che lo attendeva a bordo pista.

Di lui si sa che è sposato, ha due figli e non viaggiava con passaporto diplomatico. Questo ultimo elemento, alla fine, è forse quello più inquietante di tutta la vicenda: come è potuto accadere che il coltellino non sia stato segnalato dalle apparecchiature di sicurezza parigine? Chiara, invece, la dinamica dei fatti. La ricostruisce il questore aggiunto della polizia di frontiera del Leonardo da Vinci, Raffaella Navarra: “L’aggressore si è alzato dal suo posto e con una scusa ha avvicinato una assistente di volo a cui ha puntato un piccolo coltellino portachiavi alla gola. Tolmachyov, in uno stentato italiano, ha chiesto di dirigere l’aereo verso Tripoli. Il capo cabina ha però subito cercato di calmare il passeggero in palese stato di agitazione per provare a farlo desistere dai suoi intenti, ma al contrario l’uomo si è spinto verso la cabina di pilotaggio, continuando a minacciare l’hostess. A quel punto, però, ha perso l’equilibrio e approfittando di questa circostanza è stato sopraffatto dagli altri assistenti di volo nonché da alcuni passeggeri. Una volta immobilizzato, il comandante dell’aeromobile ha avvisato dell’accaduto la torre di controllo e sono state così predisposte le attività previste dal Piano Nazionale di Sicurezza”.

Fonte: ANSA

 

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