Le preclusioni nel processo penale. Convegno presso la Corte SUprema di Cassazione. Roma, 14 aprile 2011
Il principio del ne bis in idem permea l’intero ordinamento giuridico e fonda il preciso divieto di reiterazione dei procedimenti e delle decisioni sull’identica regiudicanda, in sintonia con le esigenze di razionalità e di funzionalità connaturate al sistema. A tale divieto va, pertanto, attribuito il ruolo di principio generale dell’ordinamento dal quale, a norma del secondo comma dell’art. 12 delle preleggi, il giudice non può prescindere quale necessario referente dell’interpretazione logico-sistematica. Il divieto di duplicazione dei processi nei confronti della stessa persona in relazione al medesimo fatto-reato non è espressamente recepito nella Carta Costituzionale anche se nei lavori dell’Assemblea costituente si discusse dell’opportunità di costituzionalizzare il divieto, ma è espressamente elevato al rango di diritto civile e politico nei più importanti documenti internazionali di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. La matrice del divieto del ne bis in idem deve essere identificata nella categoria della preclusione processuale, ben nota alla teoria generale del processo, sia civile che penale. Ancor prima di esplicarsi quale limite estremo segnato dal giudicato, la preclusione assolve la funzione di scandire i singoli passaggi della progressione del processo e di regolare i tempi e i modi dell’esercizio dei poteri delle parti e del giudice, dai quali quello sviluppo dipende, con la conseguenza che la preclusione rappresenta il presidio apprestato dall’ordinamento per assicurare la funzionalità del processo in relazione alle sue peculiari conformazioni risultanti dalle scelte del legislatore. Il processo, infatti, quale sequenza ordinata di atti, modulata secondo un preciso ordine cronologico di attività, di fasi e di gradi, è legalmente tipicizzato in conformità di determinati criteri di congruenza logica e di economicità procedimentale in vista del raggiungimento di un risultato finale, nel quale possa realizzarsi l’equilibrio tra le esigenze di giustizia, di certezza e di economia.
La problematica delle preclusioni è stata, anche recentemente, affrontata dalle Sezioni Unite le cui decisioni formeranno oggetto di esame e discussione nel corso del seminario.
Metodologia – Date le sue finalità di ricognizione dei problemi e di sollecitazione ad una riflessione comune sulle possibili soluzioni, il metodo deve stimolare e privilegiare la partecipazione attiva dei partecipanti. I relatori dovranno pertanto illustrare brevemente le varie questioni su cui potrà aversi un dibattito immediato. Un magistrato del Massimario provvederà a riassumere i contenuti delle relazioni e della discussione; il report sarà reso disponibile sul sito www.cortedicassazione.it
Destinatari – I destinatari sono i giudici e i sostituti procuratori generali della Suprema Corte, ma il seminario è aperto alla partecipazione dei magistrati del distretto di Corte d’Appello, degli Avvocati, dei Professori e di tutti coloro che a diversi livelli sono interessati al tema.
PROGRAMMA
Ore 15.00
Aula Giallombardo della Corte di Cassazione
ERNESTO LUPO
PRIMO PRESIDENTE
DELLA CORTE DI CASSAZIONE
DIREZIONE E COORDINAMENTO DELL’INCONTRO
PROF. GIORGIO SPANGHER
ORDINARIO PROCEDURA PENALE
UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA” ROMA
PROF. RENZO ORLANDI
ORDINARIO PROCEDURA PENALE
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
GIOVANNI SILVESTRI
PRESIDENTE SEZIONE
CORTE DI CASSAZIONE
Illustrazione delle questioni e dibattito immediato, con “report” a cura del
dott. ALESSIO SCARCELLA