Per il birillo “impazzito” sulla corsia non ne risponde la Società Autostrade – Cassazione Civile, Sentenza n. 4484/2011
L’art. 2051 c.c. relativo alla responsabilità per cose in custodia é applicabile anche al gestore di autostrade ma nell’applicazione del principio occorre peraltro distinguere le situazioni di pericolo immanentemente connesse alla struttura o alle pertinenze dell’autostrada, da quelle provocate dagli stessi utenti ovvero da una repentina e non specificamente prevedibile alterazione dello stato della cosa, che pongano a repentaglio l’incolumità degli utenti e l’integrità del loro patrimonio. Lo afferma la Cassazione nella sentenza n. 4484/2011 depositata lo scorso 24 febbraio 2011.
Mentre – spiega la Cassazione – per le situazioni del primo tipo, l’uso generalizzato e l’estensione della res costituiscono dati in via generale irrilevanti in ordine al concreto atteggiarsi della responsabilità del custode, per quelle del secondo tipo dovrà configurarsi il fortuito tutte le volte che l’evento dannoso presenti i caratteri della imprevedibilità e della inevitabilità; come accade quando esso si sia verificato prima che l’ente proprietario o gestore, nonostante l’attività di controllo e la diligenza impiegata al fine di garantire un intervento tempestivo, potesse rimuovere o adeguatamente segnalare la straordinaria situazione di pericolo determinatasi, per difetto del tempo strettamente necessario a provvedere”.
Nella specie è stata rigettata la richiesta di risarcimento danni per la rottura del radiatore (e la successiva fusione del motore) della autovettura di un automobilista, provocata da un birillo spartitraffico che delimitava una corsia chiusa al traffico sull’autostrada A1 e che era “schizzato” al centro della cortesia che egli stava percorrendo.
(Litis.it, 18 Marzo 2011)
Cassazione Civile, Sezione Terza, Sentenza n. 4484 del 24/02/2011
(Presidente, Preden – Relatore, Amatucci)
Svolgimento del processo
1.- Con sentenza n. 5578/03 il giudice di pace di Roma rigettò la domanda di [OMISSIS] nei confronti di Autostrade s.p.a. volta al risarcimento del danno patito per la rottura del radiatore (e la successiva fusione del motore) della propria autovettura, provocata da un birillo spartitraffico che delimitava una corsia chiusa al traffico sull’autostrada Al nel tratto (OMISSIS) e che era “schizzato” al centro della cortesia che egli stava percorrendo.
2.- Il tribunale di Roma ha rigettato il gravame del soccombente con sentenza n. 19338/05, avverso la quale il [OMISSIS] ricorre per cassazione affidandosi a due motivi, cui Autostrade s.p.a. resiste con controricorso illustrato anche da memoria.
Motivi della decisione
1.- Il Collegio ha disposto che la motivazione sia redatta in forma semplificata.
2.- Col primo motivo il ricorrente si duole che il tribunale abbia ritenuto che la responsabilità della società convenuta ex art. 2051 c.c. fosse stata inammissibilmente dedotta per la prima volta in appello; col secondo censura la decisione, deducendo violazione e falsa applicazione degli artt. 2043, 2051 e 2697 c.c. ed ogni possibile tipo di vizio della motivazione, per essere stata esclusa la responsabilità della società Autostrade in base ad entrambi i possibili criteri di imputazione; assume, in particolare, che la convenuta non aveva offerto la prova del fortuito per gli effetti di cui all’art. 2051 c.c..
3.- Il ricorso è infondato.
L’inammissibilità per difetto di interesse del primo motivo direttamente discende dal rilievo che il tribunale, pur avendo effettivamente affermato a pag. 10 della sentenza che la responsabilità da cosa in custodia era stata invocata solo in secondo grado, tanto ha fatto in esito alla disamina della fattispecie anche alla luce dell’art. 2051 c.c. esplicitamente chiarendo che la conclusione cui doveva addivenirsi era, in ogni caso, quella del rigetto della domanda e facendo dichiaratamente applicazione dei principi enunciati da questa corte con sentenza n. 298 del 2003 (seguita dalla giurisprudenza successiva), che ha appunto ritenuto l’art. 2051 c.c. applicabile anche al gestore di autostrade.
S’è in quella occasione chiarito che “nell’applicazione del principio occorre peraltro distinguere le situazioni di pericolo immanentemente connesse alla struttura o alle pertinenze dell’autostrada, da quelle provocate dagli stessi utenti ovvero da una repentina e non specificamente prevedibile alterazione dello stato della cosa, che pongano a repentaglio l’incolumità degli utenti e l’integrità del loro patrimonio. Mentre, invero, per le situazioni del primo tipo, l’uso generalizzato e l’estensione della res costituiscono dati in via generale irrilevanti in ordine al concreto atteggiarsi della responsabilità del custode, per quelle del secondo tipo dovrà configurarsi il fortuito tutte le volte che l’evento dannoso presenti i caratteri della imprevedibilità e della inevitabilità; come accade quando esso si sia verificato prima che l’ente proprietario o gestore, nonostante l’attività di controllo e la diligenza impiegata al fine di garantire un intervento tempestivo, potesse rimuovere o adeguatamente segnalare la straordinaria situazione di pericolo determinatasi, per difetto del tempo strettamente necessario a provvedere”.
Di tale principio il tribunale ha fatto corretta applicazione laddove, dopo averlo enunciato, ha concluso che l’improvviso rotolamento di un birillo (di cui non si contesta il legittimo impiego) non era nè prevedibile nè rimediabile; e che, dunque, il danno provocato dalla cosa era dovuto al fortuito. Lo stesso ricorrente, del resto, facendo riferimento in atto introduttivo alla circostanza che il birillo fosse “schizzato” al centro della corsia, ha implicitamente escluso che in quella posizione esso già da tempo si trovasse e che, dunque, la società Autostrade avrebbe avuto modo di eliminare la situazione di pericolo repentinamente determinatasi.
Si tratta di un apprezzamento di fatto, assolutamente ragionevole e del tutto adeguatamente motivato. Nè il ricorrente sostiene di aver mai prima rappresentato la possibilità evocata in questa sede: (addirittura) che la violenta proiezione del birillo potesse essere stata provocata dagli operatori del cantiere stradale in atto sulla corsia non percorribile (così il ricorso, a pagina 17, secondo capoverso).
È, infine, del tutto irrilevante che alle censurate conclusioni sulla riconducibilità dell’evento dannoso al fortuito il tribunale sia pervenuto sulla base delle risultanze comunque acquisite, anzichè in esito ad articolazioni probatorie della convenuta.
4.- Il ricorso è respinto.
Le spese, compensate in appello, seguono la soccombenza.
P.Q.M.
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso e condanna il ricorrente alle spese, che liquida in Euro 2.700, di cui 2.500 per onorari, oltre alle spese generali ed agli accessori di legge.
Depositata in Cancelleria il 24 febbraio 2011