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Il Governo tende la mano agli indecisi e slitta la riforma della giustizia

Il Consiglio dei ministri di domani non esaminera’ la riforma della giustizia: non ce n’e’ traccia nell’ordine del giorno dei lavori e nulla che la riguarda dovrebbe essere presentato all’ultimo momento come ‘fuori sacco’. In ambienti governativi si fa sapere che il testo (che sarebbe stato messo a punto dai tecnici di Via Arenula) non arrivera’ a Palazzo Chigi prima del 14 dicembre: giorno in cui il Parlamento si dovra’ pronunciare sulla fiducia al governo. Il Guardasigilli ne avrebbe parlato a lungo con il premier Silvio Berlusconi e alla fine si sarebbe deciso di soprassedere preferendo una ‘pausa di riflessione’ sul tema, dal sapore esclusivamente politico, piuttosto che un’accelerazione che piu’ d’un parlamentare avrebbe maldigerito. Prima di tutto, si ragiona nel Pdl, non e’ sembrato ‘opportuno’ mettere altra ‘carne al fuoco’ in un momento politico cosi’ delicato.

Di ragioni di divisione ce ne sono gia’ molte, meglio non aggiungerne altre. Bisogna evitare al massimo strumentalizzazioni”, interviene Enrico Costa. Poi, in vista del voto parlamentare di meta’ dicembre, si spiega, sarebbe piu’ indicato non inasprire gli animi dei piu’ ‘indecisi’ mettendo in campo altri elementi di tensione. Secondo quanto si apprende, infatti, non tutti nell’opposizione sarebbero determinati a sfiduciare il governo. Meglio una ‘cottura’ a fuoco lento, sarebbe l’idea, piuttosto che offrire al premier, su un vassoio d’argento, un’immediata campagna elettorale tutta all’insegna del ‘tradimento’ subito e della ‘congiura di palazzo’ ordita dagli ex alleati. Rischiando cosi’ di vederlo tornare alla guida di un nuovo esecutivo piu’ in sella che mai. Preferibile invece tenerlo in piedi e vedere come ”fa a governare” ogni giorno sotto il fuoco incrociato di ‘maggioranze variabili’. A giocare a favore dei numeri di fiducia, come ‘suggerito’ non senza malizia, ci sarebbe inoltre un tornaconto che accomuna maggioranza e opposizione. Restando in carica il governo, infatti, resterebbe in piedi lo scudo giudiziario per il premier; i parlamentari avrebbero tempo per maturare pensione e prebende; chi nutrisse timori di non essere ricandidato avrebbe piu’ occasioni di riposizionarsi nel partito. Unica incognita: la Lega che minaccia di andare al voto anche nel caso di maggioranza risicata.

Ma c’e’ anche un’altra ragione per non sciogliere ora il nodo riforma, come ricorda il capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti: il 14 e’ anche il giorno in cui la Consulta dovrebbe riunirsi per esaminare il ‘legittimo impedimento’. E dunque meglio non arrivare all’appuntamento con i magistrati sul piede di guerra per via della riforma costituzionale che separa le carriere e istituisce il doppio Csm o per colpa del ddl sulla magistratura onoraria per il quale i giudici di pace avevano gia’ annunciato uno sciopero. Ma non basta. Anche nei 12 articoli del decreto sull’ arretrato civile si sarebbero potute nascondere misure invise a Fli e opposizione come il reclutamento di 600 ‘ausiliari’ per decidere sulle cause arretrate. I soldi per pagarli si sarebbero trovati aumentando del 50% il contributo unificato a carico delle parti che impugnano le sentenze o che ne chiedono la ‘motivazione estesa’ anziche’ accontentarsi di quella ‘breve’ introdotta per decreto. E polemica tra le toghe ci sarebbe stata anche per il ddl sulla responsabilita’ delle imprese, soprattutto laddove si prevede che tocchi al Pm l’onere di provare un difetto organizzativo dell’ente tale da integrare la colpa del singolo. Comunque anche il finiano Nino Lo Presti fa capire il clima: il rinvio non e’ una sorpresa, dichiara, del resto quale testo la maggioranza pensa di poter portare sul tavolo del governo senza aver prima raggiunto un’intesa con Fli?(

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