Lecite le telefonate private col cellulare d’ufficio se poche e brevi – Cassazione Penale, Sentenza n. 41769/2010
Non e’ reato utilizzare il telefonino di servizio, o la connessione ad internet in ufficio, per motivi privati se le spese restano molto contenute. Lo afferma la Corte di Cassazione, confermando il non luogo a procedere pronunciato dal Gup di Verbania nei confronti di un dirigente del Comune di Stresa finito sotto inchiesta per peculato e abuso d’ufficio: l’uomo aveva usato il cellulare assegnatogli dal datore di lavoro per contatti con privati (inviando 276 sms e facendo 625 telefonate) per un totale di 25 ore e un costo di 75 euro.
Inoltre, l’indagato si era collegato ad Internet in ufficio per ragioni del tutto personali. Il gup lo aveva prosciolto proprio perche’ si era di fronte a una reiterazione di condotte che “comportavano modesti costi” e dunque, era rilevabile “l’assenza di atti appropriativi di valore economico sufficiente per la configurabilita’ del delitto di peculato”.
Non configurabile, secondo il giudice di merito, neanche il reato di abuso d’ufficio, poiche’ mancava l’elemento costitutivo del reato, consistente nell'”ingiusto vantaggio patrimoniale rappresentato da un effettivo e concreto incremento economico del patrimonio del beneficiato quale conseguenza della condotta abusiva”. Lecito era stato, osserva il gup, anche l’uso della rete web poiche’ il Comune aveva un abbonamento a costo fisso per la navigazione. Contro tale verdetto, si erano rivolti alla Cassazione il pg di Torino e il procuratore capo di Verbania, ma la sesta sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi: pur affermando che la giurisprudenza della Corte sull’argomento “ha giudicato in modo differente”, si legge nella sentenza n.41709, “e’ vero che le diversita’ sono dovute essenzialmente alla diversa misura di tale utilizzazioni” e tutte le sentenze pronunciate “sono concordi nel ritenere che danni al patrimonio della pubblica amministrazione di scarsa entita’ finiscono per essere irrilevanti per rivelarsi le condotte inoffensive del bene giuridico tutelato”. Nel caso di specie, ricordano gli ‘ermellini’, il gup “ha giudicato su una vicenda il cui danno arrecato era di circa 75 euro in un arco temporale di poco piu’ di 2 anni per contatti di breve durata con un numero ristretto di persone” e, per la Cassazione, “tale valutazione non appare irragionevole”. Anche in merito alla navigazione in Internet, dato l’abbonamento che il Comune aveva stipulato con la Telecom, “nessun danno e’ stato cagionato alla pubblica amministrazione”, osservano i giudici di piazza Cavour, e non e’ “ravvisabile un concreto incremento patrimoniale” da parte dell’indagato e quindi “un vantaggio ingiusto”.