Morti bianche,albanesi valgono meno
Sentenza shock del Tribunale di Torino che, dopo la morte di un operaio albanese, ha stabilito un risarcimento “equilibrato al reale valore del denaro nell’economia del Paese dove risiedono i danneggiati”. Ai genitori dell’uomo deceduto sono dunque stati pagati 64mila euro. Se l’operaio fosse stato italiano alla famiglia sarebbero stati riconosciuti fino a 300mila euro. Nel mondo del lavoro, con il numero di stranieri sempre più alto, è polemica.
Il giudice civile, Ombretta Salvetti, come riporta la Repubblica, si è rifatta ad una sentenza della Cassazione di dieci anni fa. Considerando che al defunto è stato addebitato il 20% del concorso di colpa nella propria morte e che i familiari dell’uomo vivono in Albania, “un’area ad economia depressa”, fare il conto del dovuto è semplice: un risarcimento dieci volte inferiore.
Per gli italiani invece ci sono le nuove tabelle, in uso al Tribunale già dall’estate del 2009. Tra gli avvocati che si occupano di diritto civile la prima ad aprire il dibattito è l’avvocato Sandra Gracis. “In base a questo criterio del Tribunale torinese – spiega il legale al quotidiano di Ezio Mauro – converrebbe agli imprenditori assumere lavoratori provenienti da Paesi poveri, perché, laddove muoiano nel cantiere, costa di meno risarcire i loro congiunti”.
Di contro c’è da valutare la possibilità che il dipendente possa essere originario di un paese come il Principato di Monaco o gli Emirati Arabi. Seguendo il principio il risarcimento in questi casi potrebbe essere doppio se non triplo rispetto a quello riconosciuto ad un connazionale.
E’ del 2006 la sentenza della Cassazione con cui si era stabilito che “conta la morte in sé, ed una valutazione equa del danno morale che non discrimina la persona e le vittime né per lo stato sociale, né per il luogo occasionale della morte”.