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Biotestamento. Cresce il consenso per la “via costituzionale”

”Sono d’accordo con il Vice Presidente del Senato, Domenico Nania, che la via costituzionale sia l’unica percorribile nell’affrontare, con concretezza ed umilta’, il tema del fine vita. Un dramma umano non deve diventare motivo di scontro di competenze tra giudici e Parlamento cosi’ come invece si e’ verificato con il caso Englaro. In quella circostanza non era compito della Consulta stabilire se la Cassazione avesse deciso bene o male; il conflitto di attribuzione dei poteri aperto dal Parlamento era inammissibile perche’ la decisione giuridica riguardava il caso singolo e non rappresentava una legge ”. Cosi’ il Professore Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale, durante la presentazione del libro di Nania ”Il testamento biologico. La terza via”, tenutosi ieri ”All’Ombra del Colosseo”.

L’ex ministro di Grazia e Giustizia auspica inoltre che in una prospettiva di dignita’, laicita’, rispetto e solidarieta’, possa essere piu’ facilmente raggiungibile una legge con la piu’ larga condivisione possibile.

”Credo che su questi temi ci sia, in realta’, una maggioranza piu’ larga di quella che sostiene il Governo come e’ accaduto peraltro al Senato dove, nonostante le 60 votazioni segrete, abbiamo ottenuto piu’ voti di quelli che ci aspettavamo. Il testamento biologico deve andare in aula, credo potra’ accadere lo stesso”, aveva detto il Sottosegretario al Ministero della Salute, Eugenia Roccella, nel corso dell’incontro, sottolineando come anche il Governo abbia rilanciato, con l’agenda bioetica, temi che sono all’ordine del giorno al di la’ delle volonta’ dei soggetti politici. ”Non occuparsene – ha avvertito – vorrebbe dire non governare fenomeni come i registri comunali del biotestamento che sono una assoluta provocazione ideologica”.

A margine dell’incontro, Nania ha rilanciato l’opportunita’ di ulteriori modifiche al testo: ”Ci si potrebbe spingere oltre, togliendo il riferimento alla indisponibilita’ della vita” che e’ ”smentita dai fatti e non e’ riconosciuta nel nostro ordinamento giuridico; togliere l’indisponibilita’ dal ddl Calabro’ – ha concluso il senatore – significa infatti riconoscere che e’ superflua perche’ l’inviolabilita’ della vita basta e avanza per impedire qualunque forma di eutanasia o di suicidio assistito e aprirsi alla possibilita’ di inserire nelle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat), rinunciando ad idratazione e alimentazione, ma sapendo di non poter coinvolgere altri nella propria decisione di morire”.

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