Pg Cassazione: non staccate il sondino a Eluana
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Non
staccate il sondino nasogastrico” che tiene in vita in stato neurovegetativo
irreversibile Eluana Englaro, la ragazza di Lecco che
da 15 anni, 9 mesi e 16 giorni è in coma dopo un
incidente stradale. Questo tipo di trattamento infatti, ”non
rientra nei casi di accanimento terapeutico”. Ecco perchè il
sostituto procuratore generale della Cassazione, Giacomo Caliendo, ha chiesto ai
giudici della prima sezione civile di
rigettare il ricorso presentato dal papà di
Eluana contro il decreto della Corte d’appello di Milano del dicembre del 2006.
In sostanza il pg, nel chiedere il rigetto del ricorso, ha sottolineato che dal
momento che ”la vita è un valore supremo tutelato dalla Costituzione, la
decisione di come vivere o di come morire va lasciato al diretto interessato e
non puo’ essere gestito da altri”. Anche se, ha ammesso la pubblica accusa
della Cassazione, ”il trattamento cui è sottoposta Eluana è invasivo, non
c’è il consenso della ragazzà’, e quindi nessun
altro puo’ arrogarsi il diritto di decidere di staccare il sondino che
ancora la tiene in vita.
In questo modo la pubblica accusa si è allineata alla decisione della Corte
d’appello di Milano del dicembre 2006 che, dicendo no al distacco del sondino,
aveva sentenziato che il trattamento cui è sottoposta la ragazza non rientra
nell’accanimento terapeutico.
La Cassazione deciderà entro sessanta giorni
se il sondino che tiene in vita Eluana debba esere staccato o meno. Come,
infatti, ha sottolineato Maria Gabriella Luccioli, la presidente della Prima
sezione civile al termine della requisitoria fatta dal pg, "il dispositivo sarà
reso noto contestualmente al deposito della sentenza nei termini previsti dalla
legge", vale a dire appunto entro sessanta giorni. In attesa delle motivazioni
della decisione, la difesa di Beppino Englaro confida negli interrogativi posti
dalla Procura e nella relazione fatta dal giudice relatore Alberto Giusti. "Il
relatore – afferma l’avvocato Vittorio Angiolini -, ricostruendo la vicenda, ha
detto che Eluana è tenuta in vita con un ‘presidio
sanitario’ di nutrizione, quasi a volere evidenziare, mi pare, che non si
tratti di un trattamento normale".
Un altro elemento che ad avviso dei difensori del padre di Eluana dovrebbe
indurre i giudici alla rifelssione è stato offerto dal parere del pg che ha
ritenuto che "siamo ai limiti del trattamento sanitario". Un trattamento che,
anche se non configura "accanimento terapeutico", come ha detto, è comunque
"invasivo". "E se per i giudici questo trattamento fosse invece invasivo?", si
è chiesta l’avvocato Franca Alessio, il curatore speciale di Eluana nominato
dal Tribunale. In attesa del verdetto gli avvocati avanzano anche l’ipotesi che
la Cassazione, al di là di un accoglimento o di un rigetto secco del ricorso,
potrebbe anche rinviare alla Corte Costituzionale.
”Mia figlia Eluana è una vittima sacrificale
in prigione da 15 anni, 9 mesi e 16 giorni. In tutto fanno
5.738 giorni di prigionia”, ha commentato
Beppino Englaro, il padre della ragazza. ”Eluana – dice il padre – sa in che
situazione è. Per nessuna ragione al mondo noi ci saremmo sognati di agire
diversamente perchè è nel Dna della famiglia il rispetto della libertà”.
”Eluana non puo’ essere discriminata in quanto la sua condizione attuale è
frutto di meccanismi clinici. Questa – ripete ancora – è una tragedia
dimenticata perchè tutti possiamo trovarci in
questa condizione”.
In Cassazione era presente oggi anche il curatore
speciale di Eluana visto che nell’aprile del 2005 la Suprema Corte,
respingendo il ricorso del padre, aveva evidenziato che Beppino Anglaro, in
quanto semplice tutore e non curatore speciale dell’interesse di sua figlia
Eluana, non poteva chiedere la sospensione delle cure. ”Eluana, per quel che ha
potuto – ha sottolineato il medico -, ha detto che
non avrebbe mai consentito ad un trattamento di questo genere che non vi
è dubbio essere un accanimento terapeutico”.