Attualità

Cassazione, giro di vite sugli mms. ”Possono costituire un”intrusionè nella privacy”

Roma, 28 mar.
(Adnkronos) – Giro di vite sugli mms. Le foto scattate con il telefono
cellulare, infatti, possono mettere a rischio la privacy. Dunque sono passibili
di condanna penale. Lo dice la Corte di Cassazione in una sentenza con la quale
ha reso definitiva la condanna per interferenze illecite nella vita
privata inflitta ad A.T., un 25enne di origine albanese

denunciato da una ragazza di Trento per averla fotografata col telefono
cellulare mentre era sull’autobus e all’interno del negozio dove lavora.

Va detto che nel caso in questione, A. T., già condannato dal Tribunale della
Libertà di Trento, luglio 2005, è stato processato anche per una serie di
altri reati, tra cui quello di violenza privata, molestia e minaccia, (da qui
la conferma della custodia cautelare in carcere) ma la Suprema Corte, più in
generale, chiarisce in quale maniera gli mms possano violare la privacy,
fissandone i paletti per l’utilizzo.

”Il legislatore – scrive la Quinta sezione penale nella sentenza 10444 –
sanziona le incursioni abusive nella vita privata altrui, fissate con strumenti
tecnici suscettibili di riprodurre la violazione di ambiti riservati e preclusi
all’osservazione indiscreta dei terzi”. E c’è di più, perchè, secondo gli
‘ermellini’ anche un mms scattato sul luogo di lavoro puo’ provocare una
”lesione della riservatezzà’
attraverso ”illecite
interferenze, anche nei locali ove si svolge il lavoro dei privati (studio
professionale, ristorante, bar, osteria, negozio in genere).

”La facoltà di accesso da parte del pubblico – evidenzia la Suprema Corte –
non fa venire meno nel titolare il
diritto di escludere singoli individui non autorizzati ad
entrare o a rimanerè’. Infatti, annotano ancora gli ‘ermellini’, l’art. 615 bis
del codice penale ”punisce le intrusioni nel domicilio altrui, realizzate
mediante insidiosi mezzi tecnici (strumenti di ripresa visiva o sonorà’. Anche
un mms, dunque, puo’ costituire ‘intrusionè nella privacy
se scattato ”all’insaputa o contro la volontà di chi ha lo ‘ius excludendi”’

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