Attualità

Iraq, Martino: ”Resteremo finché missione non sarà compiutà’

3 nov.  – L’impegno italiano in Iraq ”non diminuisce
con la riduzione del numero delle truppè’. Il ministro della Difesa Antonio Martino rassicura
cosi’ il premier iracheno Ibrahim Al Jaafari sul fatto che l’Italia continuerà
ad assistere il governo iracheno ”in questa fase di transizionè’ verso una
democrazia compiuta.

”Resteremo finchè la missione non sarà compiuta e decideremo insieme al
governo iracheno”, precisa Martino. Il ministro della Difesa è giunto a Baghdad
da Kuwait City a bordo di un C130-J dell’Aeronautica militare ed ha
successivamente raggiunto la sede della presidenza irachena con un ‘volo
tattico’ a bordo di un elicottero ‘Black Hawck’ statunitense. ”Le dimensioni
del contingente – spiega ancora Martino – non sono il termine del nostro
impegno ma la misura del nostro successo”. E ai soldati di Nassiryia, dove il
ministro si è recato dopo la visita nella capitale, ha detto: ”Voi
rappresentate l’Italia che non scappa, che non lascia le cose a metà, che non
viene meno agli impegni e che non tradisce gli alleati”. ‘Antica Babilonià,
ha aggiunto Martino, ”non è una missione a tempo indeterminato, ha una
prospettiva temporale ben definita, ma noi non resteremo un minuto meno del
necessario. Hanno cercato di far deragliare il treno della democrazia ma non ci
sono riusciti. L’Italia è un grande paese, ma un grande paese è tale solo se
ha la coscienza della propria responsabilità e l’Italia non lascerà a metà
questa missionè’.

Quella di Martino è una visita ”molto importantè’ per il governo iracheno,
sottolinea Al-Jaafari accogliendo il ministro della Difesa italiano. Con il
premier iracheno, spiega Martino al termine dei colloqui, non è stato stilato
un calendario per il rientro delle truppe italiane. La prospettiva è, più in
generale, una graduale diminuzione delle nostre presenze via via che l’Iraq
proseguirà l’iter di formazione delle forze armate e delle forze di polizia
necessarie per garantirsi autonomamente la sicurezza e la stabilità istituzionale.

Lo stesso presidente Talabani, ricorda Martino, ”ha più volte ricordato con
grande calore che il governo e gli iracheni tengono moltissimo alla presenza
degli italiani perchè vogliono sentire la vicinanza dell’Italia e
dell’Europà’. E il governatore della provincia di Dhiqar (che comprende
Nassiryia), Aziz Kadum Aluan Al-Oghely, afferma che in caso di ritiro immediato
delle truppe italiane, ci ”sarebbe l’anarchia, in una provincia che
diventerebbe rifugio sicuro per i terroristi, vanificando cio’ che di buono
hanno fatto i militari italiani”. Ecco perchè il governo iracheno ”ha ancora
bisogno della presenza degli italiani”.La prospettiva di un ritiro del
contingente italiano ”dovrebbe essere graduale per non influire negativamente
sulla stabilità e la sicurezza della provincia e dovrebbe avvenire in
coordinamento con il governo centrale di Baghdad.

Al-Oghely ha preso parte nel quartier generale del contingente italiano a
Nassiriya a una cerimonia di commemorazione delle 19 vittime dell’attentato del
12 novembre 2003. ”Oggi -ha detto intervenendo alla presenza di Martino, del
comandante della brigata Ariete e del contingente italiano, generale Roberto
Ranucci- ricordiamo i nostri fratelli italiani caduti nella strage di Nassiriya
e i nostri figli caduti con loro. Il sangue versato -ha aggiunto- fa capire
quanto le forze italiane stiano facendo per questo paesè’ in uno sforzo che
vede ”militari, governo e popolo tutti insieme per la costruzione di un Iraq
libero e democratico”.

Ma dall’Italia il ministro per le Riforme Roberto Calderoli
spiega: ”Identici restano gli obiettivi, cioè la pace e la democrazia in
Iraq, identico resta l’impegno, ma, cosi’ come stiamo già facendo,
gradualmente e in accordo con l’Onu, il nostro contingente deve tornare a
casà’.

In casa dell’opposizione, invece, il presidente della Margherita,
Francesco Rutell
i, ribadisce: ”Abbiamo già una posizione
unitaria che è largamente condivisa. E’ iniziata una strategia di uscita delle
forze militari che sono in campo già da tempo inclusa l’Italia che ha già
iniziato il ritiro”. Il leader dielle ha aggiunto che ”questo ritiro
proseguirà e naturalmente il governo di centrosinistra, se vincerà le
elezioni, avrà immediatamente il dovere e la responsabilità di definire la
strategia d’uscita delle forze militari”. ”Questo – ha puntualizzato – non
significa un abbandono nel senso di una fuga ma significa mettere in pratica un
programma che consideri la grande importanza dello sviluppo del Paese e dunque
la necessità di sostenerlo. Sostenere l’Iraq, per me, significa proseguire
l’addestramento delle forze militari e di polizia. Chiaramente il rientro è
all’ordine del giorno ma sarà graduale e concordato con lo stato iracheno e la
coalizione internazionalè’.

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