Attualità

Torino, espulso l’imam Bouiriqi Bouchta

Bouiriqi Bouchta,
l’imam di Torino, è stato espulso dall’Italia. L’uomo, dopo esser stato
prelevato questa notte nella sua casa di Porta Palazzo nel capoluogo
piemontese, è stato allontanato dal nostro Paese sulla base delle nuove norme
antiterrorismo, introdotte con il decreto Pisanu. Bouchta è già in Marocco.

All’azione della polizia ha assistito Halima, la moglie dell’imam, che racconta
dell’arrivo intorno alle 4 della scorsa notte di uomini delle forze dell’ordine
che hanno portato il marito in questura ”per una notificà’. ”Da quel momento
non ho più avuto notizie di mio marito”, ha aggiunto Halima, sottolineando:
”Non ha fatto nulla e qualsiasi cosa di cui è accusato è falsà’. Ma il
marito è uno dei più contestati imam d’Italia per il suo conservatorismo ed
alcune dichiarazioni piuttosto ‘audaci’. Bouchta è in Italia da circa 20 anni
ed è il proprietario della più famosa macelleria araba del quartiere di Porta
Palazzo. E’ stato promotore di molte manifestazioni di ‘contestazionè verso il
governo italiano, come quella per il riconoscimento alle donne arabe del
diritto a tenere il velo nelle fototessere sulle carte d’identità. E il suo
nome è stato al centro delle polemiche all’indomani dell’attentato alle Torri
Gemelle, l’11 settembre 2001, quando venne accusato di aver espresso
solidarietà a Bin Laden ed Al Qaeda durante una ‘kuthbà in moschea. Un’accusa
che lui ha pero’ sempre rispedito al mittente.

Successivamente, Bouchta è stato tra i protagonisti della manifestazione di
Roma per la liberazione dei tre ostaggi italiani rapiti in Iraq, Salvatore
Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino. Poi, nel novembre 2003 si è
schierato fermamente contro l’espulsione dell’imam di Carmagnola, Abdoul
Mamour, contestando il provvedimento ed affermando che l’islam ”semina amore e
non odio, come fa la Lega Nord che specula sugli immigrati”. ”L’Italia è una
paese democratico ed espelle la gente solo se lo merita. Abdoul Mamour non se
lo meritavà’, aveva anche detto in quell’occasione. Dubbi sulle attività di
Bouchta sono stati sollevati in più di un’occasione dal direttore del Centro
studi sulle nuove religioni (Cesnur), Massimo Introvigne. Tra l’altro, è stato
proprio Introvigne a ricordare recentemente le poche righe dedicate all’imam torinese
in un dossier della Digos. Nel documento della polizia si citano alcuni
episodi, tra i quali la colletta organizzata da Bouchta il 16 gennaio 2000
”per i guerriglieri ceceni e il ‘reclutamento di volontari per la Jihad”’ e
la presenza a casa sua il 16 novembre 1992 ”di Abou Khalid, un istruttore
militare delle milizie musulmane in Bosnia-Erzegovinà’.

Riferendosi al mondo islamico torinese, Introvigne, poi, in un’altra analisi,
ha messo in evidenza ”il conflitto” fra Bouchta, che ”controlla ormai tre
moschee cittadine (Piazza della Repubblica, Via Baretti e Via Saluzzo) e tre
macellerie halal” e ”fa riferimento alla galassia del fondamentalismo
radicale in Marocco”, e la moschea della Pace affiliata all’Ucoii. ”L’imam di
quest’ultima, Ahmed Cherkaoui -ha sottolineato in quell’occasione Introvigne-,
ha finito per trasferirsi fuori Torino, inseguito da ‘minacce dirette anche
alla sua famiglià, dopo esser stato indicato come ex musulmano” per il suo
presunto moderatismo e minacciato ”da due fatwa, la prima dello stesso Bouchta
del novembre 1998, affissa sui muri del quartiere torinese di Porta Palazzo”.

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