Pacchetto competitività, servono un tavolo tecnico e una riforma organica
Sulla scelta
del metodo seguito per la riforma c’è forte dissenso: "del tutto inaccettabile"
per Michelina Grillo (Oua)
Il pacchetto sulla competitività sarà varato dal Consiglio dei ministri la
prossima settimana, mercoledi’ o giovedi’. E’ questa la nuova tabella di marcia
messa a punto dal Governo che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
Gianni Letta ha annunciato ieri nel corso del penultimo tavolo con le parti
sociali a Palazzo Chigi.
Il provvedimento verrà inoltre esaminato in un pre-consiglio dei ministri
previsto per la mattinata di martedi’ prossimo durante il quale verranno
approfonditi i temi più scottanti. Oggi, inoltre, potrebbe essere addirittura
convocato un vertice di maggioranza sulla competitività.
La posizione dell’Oua. Forte dissenso per la scelta del metodo seguito
dall’Esecutivo per la riforma delle professioni, che appare del tutto
inaccettabile per Michelina Grillo, presidente dell’Organismo unitario
dell’Avvocatura. Dopo aver collaborato attivamente a definire la nuova
normativa, cimentandosi su più e diversi testi, il ministro della Giustizia in
seguito all’inspiegabile abbandono dei risultati prodotti dalla commissione
ministeriale da lui stessa insediata, sui quali, del resto, si era registrato il
significativo consenso di tutto il mondo delle professioni, si era giunti ad
abbandonare improvvisamente anche il testo presentato dal Guardasigilli lo
scorso 28 gennaio. E si era preferito un unico articolo con novi commi da
inserire come uno dei tanti argomenti del decreto competitività. Ma non solo.
Successivamente da nove commi si è passati a sessanta. E non finisce qui.
Martedi’ scorso, finalmente, è stata presentata durante l’incontro con le parti
sociali a Palazzo Chigi (si veda in arretrati l’articolo di mercoledi’ 2 marzo)
la bozza del decreto competitività. Per cui – ha continuato Michelina Grillo –
l’Oua, e del resto tutto il mondo delle professioni, ha continuato ha lavorare
su testi ed ipotesi che di giorni in giorno sono stati smentiti e modificati.
Malgrado tutto, pero’, la proposta di riforma delle professioni è ancora
insufficiente. Sicuramente migliore – ha detto il presidente dell’Oua – rispetto
ai testi che l’hanno preceduta perchè più snella, ma, purtroppo, non risolve
tutti i problemi. Le articolazioni degli Ordini suscitano ancora perplessità,
anche se non sono regolamentate come nella precedente ipotesi. Tuttavia, anche
se viene riaffermata la competenza statale, ha sottolineato la Grillo, c’è
comunque un’ingerenza delle Regioni sulla professione. Un tentativo quello della
"regionalizzazione" degli Ordini che stravolge gli assetti storici. Non solo, ma
al comma 19 l’articolo 8 della proposta prevede che la formazione e
l’aggiornamento professionale possono essere indirizzate, coordinate e sostenute
con leggi regionali. Una norma un po’ fuori luogo se non addirittura
contraddittoria visto che lo stesso articolo al comma 32 prevede per il
tirocinante un compenso adeguato, che tenga conto dell’effettivo apporto reso,
con riferimento al regime tariffario delle prestazioni svolte.
Nonostante tutto "francamente – ha detto il presidente dell’Oua – grandi
correzioni migliorative non ci sono. E’ necessaria una riforma organica e
armonica, quello che manca è una rotta univoca, altrimenti, ha avvertito la
Grillo si rischia di pregiudicare quel delicato equilibrio che si è sempre
cercato di raggiungere cercando di lavorare ad una riformas che potesse
adattarsi a tutte le professioni. Questo procedere convulso, ha concluso
Michelina Grillo, rischia di non consentirci di ponderare al meglio e
complessivamente l’intero impianto della riforma. L’unica soluzione è la
partecipazione dei professionisti ai lavori. Per il restayling delle mondo delle
professioni è necessario produrre norme che rispondano a dei criteri in termini
di competitività.
La posizione del Comitato unitario delle professioni e della Confederazione
sindacale italiana delle libere professioni. Il Cup e la Consilp vogliono un
tavolo tecnico a Palazzo Chigi per la riforma delle professioni. Ma non solo.
Vogliono anche che nel decreto competitività trovino posto solo le misure volte
a favorire e a sostenere il rilancio dell’economia del Paese. Per cui solo
tariffe, formazione, società e pubblicità. La riforma più ampia deve, invece,
trovare la sua giusta collocazione nel disegno di legge che verrà presentato a
latere. Su questo punto nè il Cup nè la Consilp transigono e sostengono la
necessità di approfondire tutti i temi che dovranno far parte del disegno di
legge.
Vanno comunque riviste, ha sottolineato Salvatore Biancarosa, vicepresidente
della Consilp, le norme sulle società di capitali, con la previsione di soci di
puro capitale solo per le professioni tecniche, sulla formazione, con la
possibilità anche per i soggetti diversi dagli Ordini di svolgere questo ruolo.
Vanno chiarite anche le norme sulle tariffe. Richieste che la Consilp ha fatto
pervenire ieri direttamente al Governo (documento qui leggibile nei correlati
allegati).
Sulla stessa linea si muove anche il Cup che ha puntato i piedi e nel documento
per Palazzo Chigi (qui leggibile nei correlati allegati) è stato molto chiaro:
nel decreto devono finire solo le norme strettamente connesse al rilancio del
sistema economico del Paese. Tutto cio’ che riguarda, invece, l’organizzazione,
la deontologia degli Ordini professionali e il riconoscimento delle associazioni
non regolamentate dovranno essere stralciate e discusse al tavolo tecnico.
(cri.cap)