Legge Cirielli: ora cambia anche il numero di partecipanti all’associazione mafiosa
Un emendamento che (forse)
voleva aumentare il minimo edittale da tre a cinque anni "colpisce" altre parti
dell’articolo 416bis
Cambia l’articolo 416bis del Codice penale: ci vorranno cinque e non più tre
persone per costituire un’associazione di stampo mafioso, che verrà punita da
tre a sei anni. La commissione Giustizia del Senato ieri ha approvato i primi
due articoli della proposta di legge ex Cirielli riguardante i tempi di
prescrizione dei reati anche ribattezzata salva-Previti. Secondo le modifiche
approvate in commissione, affinchè si configuri l’ipotesi di associazione
mafiosa questa dovrà essere composta da almeno cinque persone e non più da tre
come prevede adesso il codice penale. Nella norma infatti è scritto che al
primo comma del 416bis le parole "tre" e "sei" dovranno essere sostituite
rispettivamente dalle seguenti: "cinque" e "dieci". Ma al primo comma del
416bis, oltre alla condanna, che prevede appunto la reclusione "da tre a sei
anni", c’è anche un altro "tre", quello che prevede appunto il numero minimo
delle persone necessarie a configurare l’ipotesi di associazione mafiosa e che
ora è stato sostituito con "cinque". "Questa – ha detto Giampaolo Zancan, dei
Verdi – è la dimostrazione di come sia stata scritta male questa proposta di
legge. Non solo devasta l’ordinamento italiano per il suo contenuto, ma anche
per come è stata scritta". E la Cirielli, scritta male, non convince neanche
tutti i componenti della Casa delle Libertà, mantenendo lo scontro all’interno
di An tra Luigi Bobbio e il ministro Gianni Alemanno. "E’ vero – ha dichiarato
lo stesso Bobbio – questo provvedimento, da un punto di vista tecnico suscita
qualche perplessità". O meglio, ha aggiunto "diciamoci la verità, l’ex
Cirielli è stata scritta davvero un po’ maluccio. Ma non fatemi dire altro". Ma
nonostante le perplessità, la cosiddetta "salva-Previti" in commissione marcia
ormai a ritmi forzati. Dopo più di 10 giorni nei quali non si è votato, anche
per l’assenza del presidente Caruso (in vacanza alle Mauritius), per esaminare
la ex Cirielli sono già state fissate sette sedute entro questa settimana.
Prevedendo anche riunioni notturne. Scontata anche la blindatura del testo. Il
senatore azzurro Pasquale Giuliano (ex magistrato) ha presentato infatti un
emendamento (l’unico della maggioranza tra gli oltre 200 dell’opposizione) che
riduce ulteriormente i tempi della prescrizione. Ma ha tenuto a sottolineare che
l’iniziativa era strettamente personale. Da Alleanza Nazionale invece nessuna
sorpresa. Il senatore Roberto Salerno (An), già "titolare" della proposta di
modifica alla riforma dell’ordinamento giudiziario che ha scatenato un aspro
dibattito nella Cdl, sostenuto dal ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno, ha
assicurato: "No, sull’ex Cirielli non presentero’ nessuna proposta di modifica.
Almeno per ora". E se la Cirielli va avanti, la riforma dell’ordinamento
giudiziario invece slitta. Forse a giovedi’ prossimo. "Che volete – ha detto
Zancan – sulla riforma la Cdl non ha la stessa fretta che ha per la "salva-Previti".
Ci sono delle scadenze che vanno rispettate". Via libera anche al primo articolo
dell’ex Cirielli: quello a favore dei settantenni incensurati. Quello cioè che
prevede l’attenuante per la persona recidiva, che abbia già compiuto i 70 anni
"nel momento della commissione del fatto", e che risulti incensurato "al momento
della sentenza".
Un treno per Roma. E mentre al Senato continua la discussione sul provvedimento,
riparte l’iniziativa dei professori Paul Ginsborg, Pancho Pardi, Sandra Bonsanti,
Vincenzo Striano per una mobilitazione di massa contro il provvedimento, come ai
tempi del Lodo Schifani. "Chiediamo a tutti i cittadini indignati – hanno detto
– di prendere un treno per andare a Roma, davanti al Senato, chiedendo di
bloccare un provvedimento che ha lo scopo principale di proteggere l’avvocato
del Presidente del Consiglio. Non sappiamo quando il decreto sarà discusso,
potrebbe essere anche necessaria una partenza improvvisa". Tra i firmatari
dell’appello "Prendiamo un treno per Roma" ci sono Umberto Eco, Alessandro
Bergonzoni, Luciano Canfora, Paolo Flores d’Arcais, Claudio Magris, Sabrina
Guzzanti, Dario Fo, Franca Rame e Giuliano Toraldo di Francia. "Con questo
decreto – ha osservato Francesco Pardi in una conferenza stampa di presentazione
dell’iniziativa – si aumentano le pene per coloro i quali sono recidivi per
reati comuni mentre si diminuiscono i tempi di prescrizione per reati come
concussione, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta, usura, reati che sono
tipici dei colletti bianchi della criminalità organizzata e del tessuto tra
malaffare e politica. Di alcuni di questi ultimi reati è imputato Previti ed è
chiarissimo che il decreto è fatto appositamente per salvare lui". (p.a.)