Riforma, un passo indietro sul controllo delle sentenze
I saggi della Cdl
tolgono la norma dopo i rilievi di Ciampi
An si divide.Anm contro
Castelli:dimentica la Costituzione
Lunedi’ 14 febbraio la Casa delle Libertà deve
presentare al Senato le modifiche all’ordinamento giudiziario imposte dal
messaggio motivato inviato alle Cameredal capo dello Stato ma, ancora ieri, non
si sapeva se l’iniziativa verrà presa dal relatore, Luigi Bobbio (An), o dal
Guardasigilli Roberto Castelli (Lega). Sono ore difficili nella maggioranza
perchè è scoppiata una grana in casa di An: Bobbio, un fedelissimo di
Castelli, ha confermato che già esiste un accordo nella CdI ma questa
affermazione ha innescato un duro scontro con il ministro Gianni Alemanno
che da 48 ore sta martellando i suoi: «Bobbio deve
essere più cauto perchè di ordinamento
giudiziario e di legge sulla prescrizione, la
cosiddetta ex Cirielli, discuterà l’ufficio di presidenza di
An e prima di tale riunione nessuno è autorizzato
a ratificare accordi». In altre parole, Alemanno smentisce Bobbio.
Davanti a questo duetto, il sottosegretario alla
Giustizia Luigi Vitali (FI) mostrava apprensione: «Sento puzza di bruciato»,
spiegava Vitali per poi meravigliarsi ancora di più la sera quando Bobbio e
Alemanno se le sono date verbalmente con una serie di dichiarazioni incrociate.
Fino a prova contraria, comunque, le modifiche al testo dell’ordinamento
giudiziario sono’ confermate cosi’ come
erano state concordate dai «saggi» della Cdl 10
giorni fa. Uno: rimangono con leggere modifiche le comunicazioni del
Guardasigilli alle Camere sull’amministrazione della giustizia che vengono
meglio ancorate ai poteri del ministro previsti dalla Costituzione.
Due: viene cassato il monito raggio affidato al
ministero «sull’esito dei provvedimenti in tutte le fasi o gradi del giudizio al
fine di verificare l’eventuale sussistenza di rilevanti livelli di
infondatezza… della pretesa punitiva con l’esercizio dell’azione penale…».
In altre parole, si voleva verificare se, per esempio, un pm non riesce mai ad
ottenere una condanna.
Tre: vengono limitate solo a episodi residuali, e
solo se il ministero non puo’ sollevare conflitto davanti alla Consulta, i casi
in cui il Guardasigilli puo’ ricorrere davanti al Tar se non condivide gli
incarichi direttivi decisi dal Csm. Quattro, il punto più spinoso: rimangono la
Scuola della magistra-
tura e le commissioni esterne ma al Csm, che dovrà
motivare le sue scelte, rimane l’ultima parola
su trasferimenti e promozioni dei magistrati.
E mentre Alemanno organizzava un convegno al quale
hanno partecipato molte toghe di «Magistratura indipendente, il Guardasigilli
Castelli faceva un frontale con l’Associazione nazionale magistrati prendendo
posizione sui giudici di Lecco e di Milano che, a suo avviso, «hanno usato le
lenti dell’ideologia» . Scrive, dunque, la giunta esecutiva dell’Anm:
«Particolare allarme destano le dichiarazioni del ministro Castelli che,
derogando di un principio da lui stesso sempre affermato, è entrato
pesantemente nel merito di una singola vicenda giudizi aria». E ancora: «Il
ministro dimentica che la Costituzione impone al giudice la soggezione esclusiva
alla legge e la valutazione delle responsabilità sulla base delle prove
acquisite secondo le regole del giusto processo. I processi di piazza sull’onda
dell’emotività appartengono ad una cultura estranea allo stato di diritto».
Dino Martirano, Il Corriere della Sera