Sciopero magistrati, Anm: ”Adesione all’85%”
Roma, 24
nov. (Adnkronos) –
Udienze
”ferme in tutta Italià’ per lo sciopero dei magistrati contro la riforma
dell’ordinamento giudiziario. Una protesta decisa dall’Anm,
alla quale ha aderito in media ”l’85% dei colleghi a livello nazionalè’, con
punte che in alcuni distretti sono arrivate al 100%. E’ il presidente del
‘sindacato delle toghè, Edmondo Bruti Liberati, a tracciare il bilancio della
terza astenzione dalle udienze dei magistrati in due anni, ”un record del
ministro Castelli”. ”Non partecipiamo alla guerra di cifre -riferisce Bruti
Liberati durante la conferenza stampa convocata nella sede romana dell’Anm, in
Cassazione- ma i dati che abbiamo confermano l’adesione della protesta
precedente (quella del 25 maggio scorso, ndr)”. Bruti Liberati rinnova le
critiche alla riforma voluta dalla Cdl, che ”non affronta i problemi reali,
cioè la lentezza dei processi, l’inefficienza del sistema e le procedure
farraginosè’. Per tutto questo, lamenta, ”nulla si fà’.
Insieme ai
magistrati, oggi incrociano le braccia anche gli avvocati
penalisti i quali rivendicano la
compattezza degli avvocati nel primo dei due giorni di sciopero proclamati
contro la riforma dell’ordinamento giudiziario, in particolare contro la mancata
separazione delle carriere di pm e giudici. ”Noi penalisti diamo corpo ad una
battaglia che è di tutta l’avvocatura. L’astensione tra i colleghi è completa,
a Roma lo sciopero è totalitario”, dice il leader dei penalisti Ettore
Randazzo.
E’ la terza
volta in due anni che l’Anm (a cui aderisce il 90% dei circa 9.000 magistrati)
chiama le toghe allo sciopero contro il ddl delega: la prima nel giugno del
2002, la seconda il 25 maggio scorso. Per gli 8.500 avvocati, invece, si tratta
della sesta astensione dalle udienze negli ultimi due anni contro il ddl
Castelli proclamata dall’Ucpi.
La riforma
dell’ordinamento giudiziario è ”sbagliata e incostituzionalè’, sostengono
oltre 5.000 magistrati, più della metà di quelli in servizio, in una ‘lettera
apertà consegnata ieri dai vertici dell’Anm agli uffici del ministro della
Giustizia Roberto Castelli. Al quale le toghe hanno rivolto un ultimo appello
perchè quel testo non venga approvato, spiegando le ragioni del loro ‘no’ al
ddl: si avranno ”magistrati meno liberi e indipendenti” e la giustizia non
sarà più veloce, semmai più lenta, perchè ”i magistrati dovranno dedicare
buona parte del loro tempo a studiare per preparare i concorsi che scandiranno
la loro carriera, sottraendo tempo ai processi”.