Ddl Giustizia, Rutelli scuote l’Ulivo. I Ds: basta proposte solitarie Tempi contingentati in Senato
Francesco Rutelli rilancia il dialogo sulla giustizia. Tutti ”
Cdl, Ulivo, Anm, avvocati, Castelli ” sottoscrivono, ma per la maggioranza
l’appello è «tardivo», per l’opposizione è «rivolto ai sordi», per gli
avvocati è cosa buona e giusta purchè riguardi anche «la separazione delle
carriere». I magistrati «gioiscono», a condizione che il dialogo si traduca in
«modifiche sostanziali» della riforma dell’ordinamento giudiziario, altrimenti
lo sciopero sarà inevitabile. Secondo le toghe moderate di Unicost l’occasione
è buona per «giocare un’ultima carta: chiedere un incontro al Capo dello Stato
e ai presidenti di Camera e Senato» affinchè siano loro a rilanciare quel
«tavolo sulla giustizia» auspicato dal leader della Margherita. Ben venga il
dialogo, replica il ministro della Giustizia Roberto Castelli, anche se,
aggiunge, «per discutere non c’è più molto tempo». Il guardasigilli non dubita
della «buona fede» di Rutelli (la cui sortita unilaterale, peraltro non nuova,
non è stata particolarmente apprezzata dai Ds), ma non dimentica neppure le
bordate della Margherita contro la "sua" riforma, «definita dal responsabile
Giustizia "un troiaio"; e mi scuso per l’espressione ” dice Castelli ” ma "relata
refero"».
Rutelli o no, oggi la Conferenza dei capigruppo deciderà se contingentare la
discussione al Senato. La scorsa settimana la Cdl sembrava orientata in questo
senso per garantire l’approvazione del Ddl del Governo entro giovedi’. Tuttavia,
poichè la sessione di Bilancio non comincerà, al Senato, prima del 18, è
possibile che il contingentamento slitti di una settimana, anche per mandare
subito un segnale di dialogo.
Ma il problema, al di là dei tempi di approvazione, è di contenuti. Quale
spazio c’è ancora per «modifiche sostanziali»? Finora sono stati votati solo
260 dei 500 emendamenti dell’opposizione, tutti respinti tranne quello della
Margherita che vieta gli incarichi extragiudiziari a tutti i magistrati:
Castelli ne ha chiesto l’accantonamento, riservandosi di dare un parere
favorevole. Ad essere approvato è stato solo il «maxiemendamento» presentato
dal Governo per superare le divisioni interne alla Cdl, ritenuto pero’
insufficiente dall’opposizione e dall’Anm. Che mercoledi’ riunirà la Giunta
allargata ai segretari delle varie correnti e domenica il Direttivo centrale per
decidere quando fissare le date dei due giorni di sciopero già proclamati.
Molti, fra le toghe, vorrebbero che l’astensione dalle udienze coincidesse con
quella degli avvocati penalisti, il 24 e 25 novembre (anche se i motivi della
protesta sono in parte diversi). Ma il termine di preavviso impone di andare
dopo il 24 novembre; e in ogni caso la data non sarà fissata finchè il Senato
non avrà votato il testo. «Se non ci saranno significative modifiche ” osserva
pero’ il presidente dell’Anm Edmondo Bruti Liberati ” difficilmente avremo altri
modi per esprimere dissenso e protesta di fronte a una riforma che non risolve i
problemi, aggrava le situazioni e mette in crisi l’equilibrio dei poteri».
Intanto l’Anm ricorre anche alle vignette umoristiche per denunciare le storture
della riforma. La prima, pubblicata ieri sul sito dell’Associazione, riguarda la
separazione delle carriere: un aspirante magistrato che ha scelto di fare il
giudice, sdraiato sul lettino di uno psicologo, si sente dire che «sarà un
ottimo giudice»; vince il concorso ma, per mancanza di posti, è costretto a
fare il Pm. Dopo tre anni ci riprova (anche perchè poi la legge gli vieta di
cambiare funzioni): ancora una volta gli dicono che sarà «un ottimo giudice»
ma, ancora una volta, per mancanza di posti dovrà fare il Pm. Per tutta la
vita. Un trauma per il povero magistrato che, steso sul lettino dello
psicanalista, ripete: «Ma io volevo fare il giudice!».
D.Stasio, Il Sole 24 Ore