Mandato d’arresto europeo, Italia alla prova. Dopo l’intesa sui ritocchi il provvedimento mercoledì all’esame dell’aula del Senato
Ormai è questione di giorni: a Bruxelles stanno per
chiudere il Rapporto sull’attuazione del mandato di arresto europeo, che la
Commissione Ue dovrà presentare entro il 31 dicembre 2004, con relative
valutazioni, al Consiglio e al Parlamento europeo. A oggi l’Italia è l’unico dei
25 Paesi membri a non aver dato ancora attuazione agli impegni assunti nel 2001
per combattere pi๠efficacemente la criminalità e il terrorismo. Per il
neocommissario alla Giustizia, libertà e sicurezza, Rocco Buttiglione, non è un
buon biglietto da visita. Perciò il Governo, che finora è stato alla finestra,
ora preme per un’approvazione rapida della legge, magari con qualche modifica
che lo renda pi๠accettabile a Bruxelles e pi๠in linea con le leggi degli altri
Paesi. Perciò spera che il maxiemendamento presentato al Senato imbocchi
rapidamente la via del voto e che alla Camera non incontri ostacoli. Ma, per
quanto veloce, l’euromandato made in Italy non vedrà la luce prima di metà
novembre, quando il Rapporto della Commissione Ue sarà già chiuso. E a
Buttiglione non resterà che sperare in una postilla in cui annotare almeno
l’adempimento tardivo dell’Italia. Governo e maggioranza avevano deciso, in un
primo tempo, di blindare il testo-Pecorella, approvato a maggio dalla Camera,
chiudendo gli occhi su una serie di norme che, per motivi diversi, non
convincevano nessuno dei due Poli. Ma il testo contiene anche degli errori
eclatanti, come quello segnalato il 12 ottobre dalla commissione Affari
costituzionali, che, se non corretto, impedirebbe al Capo dello Stato di firmare
la legge (l’articolo 18 consente, per com’è formulato, di eseguire il mandato di
arresto nei confronti di chi ha pi๠di 14 ma meno di 18 anni, se ha commesso un
reato punito con meno di 9 anni di carcere, ma impedisce la consegna se il reato
è pi๠grave). Di qui la necessità di un ulteriore passaggio alla Camera e,
quindi, la decisione di "sblindare" il testo, inserendovi alcune modifiche,
concordate con l’altro ramo del Parlamento. Operazione non facile da far
digerire ai deputati della Cdl, in particolare al forzista Gaetano Pecorella,
poco incline a modificare il suo testo. Sotto l’abile regia del sottosegretario
alla Giustizia, Jole Santelli, è stato trovato un accordo, confluito nel
maxiemendamento presentato dal presidente della commissione Giustizia, Antonino
Caruso (An), che recepisce anche qualche proposta dell’opposizione. Scompare, ad
esempio, l’obbligo del giudice straniero di allegare al mandato Ue tutta una
serie di documenti attestanti la mancanza di condizioni ostative alla consegna.
Non è stata invece accettata, soprattutto da Pecorella, un’altra proposta del
diessino Elvio Fassone: cancellare il riferimento ai «gravi indizi di
colpevolezza» tra le condizioni che il giudice italiano deve accertare per
eseguire il mandato. Una condizione che implica un sindacato del giudice
italiano sull’operato del giudice straniero, in contrasto col principio del
reciproco riconoscimento delle decisioni e della reciproca fiducia, presupposti
del mandato di arresto europeo. Il maxiemendamento propone, però, di sostituire
l’aggettivo «gravi» con «sufficienti». Ma la modifica non convince Fassone. Così
come non lo convince la modifica all’articolo 9, che esclude l’applicazione di
misure coercitive in vista della consegna, non pi๠in casi specifici, ma «se vi
sono ragioni per ritenere che sussistono cause ostative alla consegna». «L’Ue
sta per fare il primo check sul mandato di arresto. àˆ cosa buona e giusta darsi
una smossa», osserva il relatore Luigi Bobbio (An). «Da Bruxelles ci dicono che
dobbiamo dimostrare di non voler affossare il mandato di arresto europeo ”
aggiunge Santelli “. La blindaura iniziale era motivata da tempi veloci. Ma al
Senato l’opposizione ci ha consentito di fare un lavoro approfondito con tempi
celeri e poiché, pur nella diversità di posizioni, c’è una volontà comune di
approvare l’euromandato, abbiamo accettato gli emendamenti. Speriamo in tempi
velocissimi». L’euromandato va in Aula mercoledì, insieme all’ordinamento
giudiziario che occuperà tutta la settimana successiva. Quale dei due avrà la
precedenza?
Donatella Stasio, Il Sole 24 Ore