Privacy, accesso e riservatezza possono convivere
Non
c’è conflitto
tra il
diritto di accesso e quello alla riservatezza: lo ha detto Gaetano Rasi,
componente il collegio del Garante per la protezione dei dati personali,
intervenendo oggi al XXIV Convegno Nazionale dell’ Anusca, associazione
nazionale ufficiali di stato civile e d’ anagrafe, organizzato a Bellaria e
dedicato al tema dell’innovazione e dell’efficienza amministrativa.
"Nel tempo
– ha detto Rasi – i rapporti tra il diritto di accesso e il
diritto alla riservatezza nell’ambito della giurisprudenza amministrativa non
sono sempre stati facili, ma oggi con il codice per la protezione dei dati
personali hanno raggiunto una loro sistemazione normativa e giurisprudenziale
soddisfacentè. I due diritti, ha rilevato Rasi, "suscitano ancor oggi nella
giurisprudenza ampio dibattito. Da una parte, infatti, il diritto all’accesso
tutela il diritto del singolo di conoscere il contenuto di documenti
amministrativi che lo riguardano, garantisce i principi di trasparenza,
imparzialità e buon andamento dell’amministrazione divenendo, peraltro,
presupposto per l’esercizio del diritto di difesa in giudizio; dall’altra, il
diritto alla riservatezza interviene nella tutela della sfera privata delle
persone, risultando componente essenziale del doveroso rispetto della dimensione
intima della personalità.
Rasi ha
portato diversi
esempi
tratti dalla giurisprudenza del Garante che dimostrano come il giudice
amministrativo abbia concesso o negato l’accesso ai dati sanitari dei lavoratori
a seconda che dovesse prevalere il diritto alla trasparenza o quello alla
protezione dei dati personali. "Il bilanciamento fra diritto di accesso e
diritto alla riservatezza – ha continuato il componente dell’Authority – è
frutto di una continua ricerca di un giusto punto di equilibrio fra interessi
entrambi meritevoli di tutela".
Allo stesso
modo, per citare
un altro
esempio all’ordine del giorno, occorre guardare ai rapporti fra il diritto alla
riservatezza e le esigenze, sempre più avvertite, di sicurezza individuale e
collettiva. "Ci si chiede- ha concluso Rasi – se dobbiamo rinunciare a
proteggere la società in cui viviamo sull’altare di una presunta inviolabilità
delle informazioni che ci riguardano o, al contrario, se dobbiamo sacrificare la
nostra vita privata, anche la più intima, in nome di una totalizzante, e pur
sempre illusoria, sicurezza sociale. Nè l’una cosa, nè l’altra. Nel giusto
bilanciamento degli interessi in gioco, come nell’area comune al diritto
all’accesso e a quello alla riservatezza, è la soluzione delle nostre esigenze.
La ricerca è a volte ardua, ma è l’unica via che dobbiamo, con costanza,
continuare a percorrere".