ANM – Documento approvato dal Comitato direttivo centrale Napoli, 26 settembre 2004
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Il Congresso Straordinario di Napoli del 24-25
settembre 2004 “Quali riforme per la giustizia” ha avuto uno straordinario
successo per livello di partecipazione, qualità del dibattito e attenzione
della pubblica opinione.
Ancora una volta i magistrati italiani hanno voluto dimostrare con la loro
partecipazione e la presenza attiva l’impegno e l’attenzione di tutta la
magistratura nella difesa dei valori di autonomia e di indipendenza.
Le relazioni degli illustri studiosi, che hanno voluto dare il loro contributo
scientifico alla iniziativa dell’Anm, hanno offerto ulteriori conferme dei
numerosi e gravi profili di incostituzionalità della riforma, nel suo impianto
complessivo e nelle sue specifiche articolazioni, profili più volte denunciati
dalla magistratura associata, e sui quali sarebbe necessaria, e ancora
possibile, una attenta riflessione da parte del governo e della maggioranza.
Il dibattito, inoltre, anche grazie al contributo dei rappresentanti delle forze
sociali, dell’avvocatura, degli altri operatori del settore, ha confermato la
pressante necessità di interventi di riforma delle procedure, tesi a ridurre i
tempi dei giudizi.
La magistratura associata continuerà nella linea del dialogo e del confronto
con tali forze, alla ricerca di soluzioni per garantire un migliore
funzionamento del sistema giustizia nell’interesse dei cittadini.
Il Ministro della giustizia non intervenendo al Congresso, ha ritenuto di
sottrarsi a tale confronto, individuando come obiettivo principale del suo
mandato l’approvazione della legge-delega di riforma dell’ordinamento
giudiziario.
La posizione unanimemente espressa dalla magistratura associata e ribadita dal
dibattito di questo congresso è di netto radicale dissenso sul contenuto e sul
metodo di questa riforma.
Questa non è solo una riforma contro la magistratura, è una riforma contro la
giustizia, contro i cittadini, contro l’interesse del paese. Ove mai entrasse in
vigore porterebbe ad un organizzazione giudiziaria contraria all’impianto
costituzionale, ma anche ingestibile ed irrazionale, e che aggraverebbe la
inefficienza dell’apparato giudiziario.
Non sono mancate nel dibattito voci delle istituzioni e della politica che, da
diversi punti di vista e con diversi accenti, hanno comunque sottolineato la
esigenza che il dibattito parlamentare rimanga aperto, escludendo ogni ipotesi
di cosiddetta blindatura del testo.
La magistratura non puo’ che continuare ad augurarsi che prevalga la ragione
istituzionale e politica e che in sede parlamentare il dibattito sugli
emendamenti non venga chiuso e che vi sia la disponibilità al confronto con le
critiche mosse al testo approvato dalla Camera.
Ove cio’ non avvenisse la magistratura avrà il dovere di manifestare il proprio
dissenso. Il Cdc dell’Anm, ribadendo la posizione già espressa con il documento
approvato il 4 settembre scorso, dà mandato alla GEC, ove il confronto
parlamentare venisse bloccato e il testo non dovesse subire significative
modifiche, di organizzare una forte iniziativa di protesta, fissando la data
della astensione dalla udienze.
Il Cdc ribadisce la piena fiducia nella giunta e nella sua azione.
La particolare gravità ed eccezionalità del momento impone di rinviare la
prevista rotazione nelle cariche associative e di chiedere alla giunta in carica
di continuare nell’azione fin qui svolta.