Attualità

Indagini difensive, percorso a ostacoli


Un’arma preziosa, ma da trattare con
cautela. Le indagini difensive, potenziate dalla legge 397/2000, si stanno
facendo strada fra gli avvocati, nonostante qualche diffidenza che ancora tarda
a cadere. Sia da parte dei legali che dei magistrati. Indicazioni confermate
queste, per esempio, da Carlo Federico Grosso (presidente della commissione per
la riforma del Codice penale nella scorsa legislatura): «Non faccio grande
ricorso alle indagini difensive, anche se a volte le ho utilizzate ” spiega
Grosso “. Quando è necessario ritengo sia doveroso ricorrervi. Tuttavia, prima
di ascoltare un teste preferisco valutare se sia il caso di farlo sentire
direttamente dalla Procura. Perchè penso che ancora oggi, i magistrati nutrano
qualche diffidenza verso le prove acquisite dai difensori». Sulla stessa linea
l’avvocato romano Franco Coppi: «Gli atti presentati dalla difesa sono visti
sempre come atti di parte dalla magistratura. Un minimo di prevenzione c’è. Ma
se la prova è raccolta bene, se le domande degli interrogatori sono limpide e
tutto è registrato, allora hanno un loro peso». Una resistenza culturale
piuttosto scontata, difficilmente superabile ritoccando la disciplina. «Non si
tratta ” spiega Grosso ” di un limite della legge: il fatto è che le indagini
difensive non hanno tradizione nel nostro ordinamento. Tuttavia, in questi anni
ho colto miglioramenti e le diffidenze stanno diminuendo». Ci sono poi le
riserve e le obiettive difficoltà ravvisate dagli stessi avvocati. Secondo
Corso Bovio, penalista milanese che si definisce un «cultore delle indagini
difensive, conscio dei problemi che comportano», in primo luogo, c’è una
questione di costi. «Ci vuole un cliente ” spiega Bovio ” che se le possa
permettere». E non c’è dubbio che questa carta possano giocarla solo i
"ricchi". Ma anche il rapporto con il cliente rischia di complicarsi: «Se
interrogo un testimone ” spiega Bovio “, questo puo’ diventare un boomerang.
Devo farmi raccontare tutto, anche cose che possono danneggiare il cliente e una
volta che le ho raccolte non posso non metterle nel verbale che consegnero’ al
giudice. Nello stesso interesse del cliente. Supponiamo che io decida di non
scrivere nel verbale certe cose. Se poi il testimone, su domanda del Pm, le
riferisce in aula, cade la credibilità dell’intera linea difensiva». Insomma,
se in quello che dice il teste ci sono elementi a discarico, ma anche prove a
carico, ci sono solo due possibilità: rinunciare al teste oppure usare tutto
quello che ha riferito. «Per questo motivo ” sottolinea Bovio ” quando ci
troviamo di fronte alla possibilità di usare le indagini difensive, chiediamo
una sorta di consenso informato al cliente, avvisandolo che le prove negative
trovate non possono essere ignorate». Problematico è anche il rapporto con gli
investigatori privati, «perchè ” spiega Bovio ” è difficile travasargli il
polso della causa. Certo sono utili per la ricerca dei testimoni e per
effettuare un primo screening, in modo che l’avvocato senta persone che sanno
effettivamente qualcosa». Il potenziamento degli strumenti di indagine, a
cominciare proprio dalla possibilità di interrogare i testimoni, ha reso poi
necessario sviluppare accorgimenti ad hoc. «Noi ” afferma Bovio ” interroghiamo
sempre i testi in due, in modo che ci sia una controprova della regolarità del
colloqui. Avevamo comprato una macchina da presa, per registrare le deposizioni.
Era la soluzione ideale perchè ci metteva al riparo dalle accuse di
manipolazione del teste. Ma non è una strada praticabile, perchè la
registrazione video, ma anche audio, intimorisce terribilmente l’interrogato».
Un altro ostacolo alla diffusione delle indagini difensive è la scarsa
conoscenza che ne ha il pubblico: «I clienti ” afferma Coppi ” il più delle
volte non sanno neppure cosa siano, siamo noi che facciamo presente la
possibilità di ricorrervi». Non mancano, infine, i limiti della legge. Grosso,
per esempio, punta il dito sul tipo di prove che il difensore puo’ assumere (per
esempio, non puo’ chiedere intercettazioni telefoniche). «Forse ” conclude ” è
giusto che sia cosi’, ma questo fa si’ che rimanga un forte dislivello fra
accusa e difesa». E le difficoltà restano anche nei rapporti con la pubblica
amministrazione per l’acquisizione dei documenti, a causa di resistenze
burocratiche che, talvolta, appesantiscono le procedure. In ogni caso, conclude
Coppi, «ogni rafforzamento delle facoltà del difensore è bene accolto, se si
vuole essere coerenti con un’impostazione del processo che vorrebbe essere
accusatorio, sulla base della parità fra le parti».

(Gianluca Di Donfrancesco)

 


Fonte: Il Sole 24 Ore


https://www.litis.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *