Kofi Annan: “Rispetto integrale dei diritti umani fondamentali e dei principi della legalità internazionale” (Discorso segretario generale Onu 21.9.2004)
Forte richiamo di Kofi Annan per il rispetto
integrale dei diritti umani fondamentali e dei principi della legalità
internazionale. Vergogna bruciante per i tragici fatti terroristici degli
ultimi tempi, per i conflitti più o meno dimenticati, ma anche un severo
monito per il futuro. Parole come macigni, che rotolano e vanno dritte al
punto. Dito puntato contro gli Stati che invocano il rispetto delle regole
condivise ma che nei fatti si chiamano fuori con il pretesto della difesa
della sovranità nazionale. Sonoro avvertimento per quelli che si fanno
paladini della legalità e della lotta al terrorismo fuori dai propri
confini ma che sospendono o abrogano le libertà civili al loro interno.
All’Assemblea delle Nazioni Unite, la responsabilità di fare in modo che
non sia l’incalzare degli eventi a fare la storia futura. Significativo il
richiamo al codice delle leggi di Hammurabi che tremila anni fa segno’ in
Iraq l’avvio della concezione dello Stato di diritto insieme alla
promulgazione dei diritti a tutela degli indifesi e delle popolazioni
civili. Annan ha implorato i convenuti affinchè forniscano tutto il
sostegno possibile alla risoluzione del conflitto nel Darfur, in
cooperazione con l’Unione Africana.
New York, 21 settembre 2004 – Discorso del Segretario Generale all’Assemblea
Generale
Signor Presidente, Eccellenze, Signore e
Signori,
Fa bene al cuore vedere cosi’ tanti Paesi
rappresentati qui ad un cosi’ alto livello. So quanto cio’ rifletta la
vostra convinzione che, in questi tempi difficili, le Nazioni Unite sono –
come avete affermato quattro anni fa nella Dichiarazione del Millennio – "la
casa comune indispensabile dell’intera umanità".
Oggi il mondo ha certamente più che mai
bisogno di un sistema efficace per trovare soluzioni comuni ai problemi
comuni. E’ a questo fine che fu creata questa Organizzazione. Non lasciamoci
indurre a credere che se non riuscissimo a farne buon uso saremmo in grado
di trovare altri più efficaci strumenti.
Il prossimo anno vi incontrerete per verificare
i progressi compiuti nell’attuazione della Dichiarazione del Millennio.
Spero che per allora sarete pronti a prendere insieme decisioni coraggiose
sull’intera gamma delle questioni che richiama, con l’aiuto del rapporto
fornito dall’eminente Gruppo di discussione sulle minacce, le sfide e le
opportunità, che sarà disponibile prima della fine di quest’anno.
Come dissi un anno fa, siamo a un bivio. Se
voi, i leader politici del mondo, non sarete in grado di raggiungere un
accordo sul futuro, la storia prenderà le decisioni per voi, e gli
interessi dei vostri popoli potrebbero andare in rovina.
Oggi mi asterro’ dall’esprimere un giudizio
preventivo su quelle decisioni, voglio pero’ rammentare a voi tutti la loro
cornice di riferimento – vale a dire, il ruolo della legge negli ordinamenti
interni delle nazioni e nel mondo.
Il concetto di "un governo delle leggi e non
degli uomini" è vecchia quanto la stessa civilizzazione. In un androne non
lontano da questo podio vi è una copia del codice delle leggi promulgato da
Hammurabi più di tremila anni fa, nel Paese che oggi chiamiamo Iraq.
Buona parte del codice di Hammurabi è per i
nostri tempi troppo crudele. Tuttavia, sulle sue tavolette sono incisi i
principi di giustizia che da allora sono stati riconosciuti da ogni società,
anche se di rado sono stati applicati a dovere.
La protezione dei poveri.
Il controllo dei potenti, affinchè non
opprimano i deboli.
Il regime di promulgazione e di pubblico
dominio delle leggi.
Quel codice rappresenta una pietra miliare
dello sforzo dell’umanità per stabilire un ordine, di modo tale che si è
passati dal potere di farsi giustizia da sè al potere del diritto. Molte
nazioni rappresentate in questa assemblea possono orgogliosamente
richiamarsi ai documenti che nei loro ordinamenti esprimono questo semplice
concetto. Questa stessa Organizzazione – le vostre Nazioni Unite – è
fondata sullo stesso semplice principio.
Eppure, nel mondo odierno il ruolo della legge
è a rischio. Sempre più spesso osserviamo come le leggi fondamentali
vengano disattese senza ritegno – quelle che decretano il rispetto della
vita degli innocenti, dei civili, dei soggetti indifesi – specialmente dei
bambini.
Per rimanere soltanto a pochi ed eclatanti
esempi:
In Iraq vediamo i civili massacrati a sangue
freddo, gli operatori sociali, i giornalisti ed altre categorie di non
combattenti presi in ostaggio e messi a morte nel più barbaro dei modi. Al
tempo stesso abbiamo visto gli abusi disonorevoli esercitati sui prigionieri
iracheni.
Vediamo intere popolazioni del Darfur in fuga,
la distruzione delle loro case, e in tutto cio’ l’uso sistematico dello
stupro.
Nell’Uganda del Nord abbiamo visto bambini
mutilati e forzati a prender parte ad azioni di indicibile crudeltà.
A Beslan abbiamo visto il rapimento di bambini
e il loro brutale massacro.
In Israele vediamo la popolazione civile,
inclusi i bambini, deliberatamente presa di mira da parte degli attentatori
suicidi palestinesi. E in Palestina vediamo abitazioni abbattute, terre
confiscate, e le morti non necessarie dei civili causate dall’eccessivo uso
della forza da parte di Israele.
In tutto il mondo vediamo inoltre esseri umani
che si addestrano a compiere altre azioni di questo genere, attraverso la
propaganda ostile rivolta contro gli Ebrei, i Musulmani, e contro chiunque
venga riconosciuto come non appartenente a questo o a quel gruppo sociale.
Eccellenze,
Nessuna recriminazione, per quanto in sè
legittima, puo’ giustificare azioni come queste. Sono cose che ci fanno
vergognare. La loro diffusione riflette il nostro fallimento collettivo nel
dare sostegno alla legalità, e nell’instillare il suo rispetto tra i nostri
simili. Tutti noi abbiamo il dovere di fare il possibile per ripristinare
questo rispetto.
Per farlo, dobbiamo partire dal principio che
nessuno puo’ porsi al di sopra della legge, e che la sua protezione non
dovrebbe essere negata a nessuno. Ogni nazione che proclami il ruolo della
legge al suo interno deve rispettarlo anche fuori dai suoi confini; e ogni
nazione che ne sottolinea il ruolo all’esterno deve farlo rispettare anche
al suo interno.
Si’, il ruolo della legge parte dall’interno.
Ma in troppi luoghi rimane disatteso. Non si possono risarcire l’odio, la
corruzione, la violenza e l’esclusione sociale. Gli indifesi non hanno
possibilità di appello e i potenti manipolano le leggi per mantenere il
loro potere e per accumulare ricchezze. Perfino la necessità di combattere
il terrorismo è stata a volte usata per conculcare le libertà civili.
A livello internazionale, tutti gli Stati –
potenti e meno potenti, grandi e piccoli – hanno bisogno di una cornice di
riferimento basata su regole oneste e sulla fiducia condivisa che ciascuno
le rispetterà. Fortunatamente questa cornice esiste. Dal commercio al
terrorismo, dal diritto marittimo alle armi di distruzione di massa, gli
Stati hanno creato una impressionante mole di norme e di leggi. E questo è
uno dei maggiori vanti della nostra Organizzazione.
Eppure questa cornice è afflitta da lacune e
debolezze. Troppo spesso viene applicata in modo selettivo e attuata
arbitrariamente. Manca la determinazione per far si’ che un semplice corpo
di leggi diventi un sistema legale realmente efficace.
Nei luoghi in cui vige il suo rispetto, come
nel Consiglio di Sicurezza, molti avvertono che non è sempre usata in modo
onesto o efficace. Negli ambiti in cui il ruolo della legge è più
fortemente invocato, come nella Commissione per i Diritti Umani, viene
talora disattesa proprio da coloro che la invocano.
E’ preciso dovere di quanti ricercano una
legittimazione il compito di farsene carico, e di quanti invocano il ricorso
al diritto internazionale, quello di essere i primi a rispettarlo.
Cosi’ come in ciascuna nazione il rispetto
della legge dipende dal sentimento comune che dà a tutti la capacità di
esprimere la propria opinione sulla sua produzione e sulla sua attuazione,
è atteso che lo stesso avvenga anche nella nostra comunità globale.
Nessuna nazione deve sentirsi esclusa. Tutte devono sentire che il diritto
internazionale gli appartiene e che è posto a protezione dei loro legittimi
interessi.
Non basta ridurre il ruolo della legge ad un
semplice concetto. Le leggi devono essere messe in pratica e permeare il
tessuto delle nostre vite.
E’ con il rafforzamento e con l’applicazione
dei trattati sul disarmo, incluse le disposizioni per la verifica, che
possiamo difendere al meglio noi stessi contro la proliferazione e l’uso
potenziale delle armi di distruzione di massa.
E’ l’applicazione della legge che ci consente
di sottrarre risorse finanziarie e di non concedere rifugio ai terroristi –
un punto essenziale di qualunque strategia di difesa dal terrorismo.
E’ la reintroduzione del diritto e la fiducia
nella sua applicazione imparziale che ci fa sperare di risollevare le
società sconvolte dai conflitti.
E’ la legge, incluse le risoluzioni del
Consiglio, che offre la migliore piattaforma per la risoluzione dei confitti
prolungati – in Medio Oriente, in Iraq e nel resto del mondo.
E’ attraverso un rigoroso sostegno al diritto
internazionale che possiamo e dobbiamo applicare la nostra responsabilità
di proteggere le popolazioni civili dal rischio del genocidio, dei crimini
contro l’umanità e dei crimini di guerra. Come dissi cinque anni fa a
questa Assemblea, stiamo attenti perchè la storia ci giudicherà duramente
se ci lasceremo deviare da questo compito o se pensiamo di avere delle scuse
invocando la sovranità nazionale.
Il Consiglio di Sicurezza mi ha di recente
chiesto di costituire una commissione internazionale che investighi e
riferisca sulle violazioni dei diritti umani nel Darfur e che stabilisca se
vi sia stato un genocidio. Lo faro’ prontamente. Ma nessuno pensi che si
tratta di una dilazione e che nel frattempo gli eventi che hanno devastato
quella regione possano continuare. Cio’ che sta accadendo in quei luoghi,
anche senza una definizione legale, deve chockare la coscienza di ogni
essere umano.
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