Cassazione, linea dura contro gli studenti che ‘ritoccanò i voti
Linea dura della Cassazione nei confronti degli studenti
che ‘ritoccano’ i voti nel libretto scolastico. Il libretto, infatti, è come
un ”certificato”, pertanto ‘correggerè le valutazioni fa scattare una
condanna penale. Lo sancisce la Corte di Cassazione che ha condannato una
studentessa universitaria abruzzese, Giulia D., per il reato di ”falsità
materiale commessa da privato” (l’art. 482 c.p. prevede anche la reclusione
sino ad un anno), per avere ”alterato, mediante modifiche, il libretto di
iscrizionè’ al corso di Scienze Politiche dell’università ‘D’Annunzio’ di
Chieti.
La studentessa aveva ”alterato i voti conseguiti in alcuni
esami” e si era attribuita il superamento con profitto di sette esami mai
sostenuti. Assolta dal Tribunale di Teramo per il quale il libretto scolastico
non è altro che un ‘pro memorià dello studente, Giulia D. è stata invece
condannata dalla Cassazione che ha equiparato il libretto ad un vero e proprio
”certificato in quanto atto che, pur essendo destinato alla prova, ha natura
di documento secondario o derivato perchè contiene dichiarazioni di scienza,
cioè l’attestazione di fatti e dati che sono noti al pubblico ufficiale in
quanto provengono da altri documenti ufficiali”.
Non l’aveva pensata allo stesso modo il Tribunale di Teramo
che, nel giugno 2002, aveva assolto la studentessa sulla base del fatto che
”anche quando depositato a corredo della domanda per sostenere l’esame di
laurea, il documento è oggetto di verifica mediante controlli degli esami
attraverso i relativi verbali”. Giudizio non condiviso dalla Corte d’appello
di L’Aquila che, nel settembre 2003, condannava Giulia D. a sei mesi e
quindici giorni di reclusione (pena sospesa). La studentessa, forte della
sentenza assolutoria di primo grado, ha protestato in Cassazione ma la Quinta
sezione penale ha respinto il ricorso.