Giurisprudenza ‘vedè la riforma. Più spazio a deontologia, procedure e materie economiche
«Da settembre avremo una nuova
Facoltà di Giurisprudenza, con un percorso universitario che non sarà più una
roulette, ma offrirà certezze ai giovani che lo sceglieranno». Il
sottosegretario all’Istruzione (Miur) Maria Grazia Siliquini, all’indomani
dell’accordo raggiunto dalla commissione ministeriale da lei guidata sulla nuova
classe di laurea magistrale in Giurisprudenza (si veda «Il Sole-24 ore» di
ieri), sottolinea il significato innovativo del passaggio: «L’accordo è stato
raggiunto grazie alla condivisione e all’accoglimento delle istanze presentate
dai rappresentanti dell’università e del mondo professionale. Abbiamo definito
un nuovo percorso unitario quadriennale successivo a un anno di base, che
assicura una formazione più solida ai futuri avvocati, magistrati e notai». Il
provvedimento dovrà essere varato con un decreto del Miur. Decreto che sarà
approvato entro luglio, in tempo utile perchè le matricole nel prossimo anno
accademico abbiano già a disposizione il nuovo iter a "Y". «Dipenderà dalle
decisioni del ministro dell’Istruzione ” chiarisce, infatti, Siliquini ” se
l’1+4 si affiancherà o sostituirà il 3+2». Da questa scelta deriverà la
necessità di regolare il trasferimento degli studenti che stanno ultimando il
triennio secondo il sistema del 3+2 introdotto dal Dm 509/99. In ogni caso,
prima dell’emanazione del provvedimento è previsto un ulteriore passaggio al
Consiglio universitario nazionale (Cun) per l’ultimo parere. Analogamente i
rappresentanti del mondo professionale saranno chiamati a esprimersi sul testo
finale, che cambierà per la seconda volta in meno di cinque anni la laurea in
legge. «Abbiamo chiesto che con questo intervento ” afferma Mario Papa,
presidente dell’Aiga (Associazione dei giovani avvocati) e componente della
commissione Siliquini ” si orientasse l’università verso insegnamenti più
vicini alle esigenze dei professionisti, dando il giusto peso all’ambito storico
e filosofico. Su questa posizione si è avuta peraltro un’unità d’intenti da
parte dell’avvocatura. Cnf e Oua hanno condiviso le nostre preoccupazioni.
Abbiamo, quindi, chiesto e ottenuto che fosse concesso più spazio alla
procedura civile e penale, all’ordinamento giudiziario, alle materie
economico-finanziarie. Inoltre, saranno introdotti alcuni insegnamenti
caratterizzanti, dalla deontologia professionale all’argomentazione giuridica,
dalla logica forense e alle tecniche difensive». Per il presidente dell’Aiga è
importante che, dopo l’allungamento a cinque anni degli studi legali, l’università
assuma una funzione più professionalizzante. «Ci sono altre materie importanti
” aggiunge Siliquini ” che saranno insegnate, come l’informatica giuridica e la
conoscenza giuridica di almeno una lingua straniera. La dimensione europea della
formazione poi sarà sviluppata in tutte le materie. I giovani potranno
conseguire una laurea veramente qualificante, anche in tre anni, acquisendo in
questo caso conoscenze che assicureranno sbocchi lavorativi alternativi a quelli
tradizionali, sia nell’ambito dei servizi giuridici e delle consulenze alle
imprese, che delle carriere direttive nella Pubblica amministrazione». Qualche
perplessità la esprime Letizia Vacca, preside della Facoltà di Giurisprudenza
di Roma III e membro del direttivo della Conferenza dei presidi: «Forse era il
caso di capire se la riforma del 3+2, sulla quale è ancora in atto il
monitoraggio, funziona, prima di avviarsi a un altro cambiamento. Quest’intervento
comunque ci soddisfa. A patto pero’ che sia confermata l’intenzione di dare
unitarietà al percorso formativo, anche se in modo più articolato, e di
salvaguardare l’autonomia universitaria».
Marco
Bellinazzo – www.ilsole24ore.com