La riforma del processo penale: ricominciamo da tre
Proposte “minime” per provare a far
ripartire il processo penale. E’ questo l’obiettivo del documento presentato
ieri da Magistratura democratica nel corso di un convegno in Cassazione (il
documento è leggibile integralmente tra i correlati). Ma la star dell’incontro
è stato Franco Coppi, che non ha risparmiato accuse ai colleghi avvocati ed ha
avanzato una nutrita serie di proposte concrete non esattamente prevedibili da
un rappresentante del foro.
Il progetto di Magistratura democratica. La premessa del lavoro di
Md è quella di indicare delle soluzioni concrete immediatamente attuabili,
lasciando le riforme di sistema all’esito di un confronto e di una ricerca che,
nell’auspicio, dovrebbe interessare tutti gli operatori del diritto nei prossimi
anni. Il punto di partenza “ideologico” della proposta di Md è che le garanzie
contano più dell’efficienza: «Nella
gerarchia dei valori costituzionali il dovere di garantire un processo rapido
viene
dopo il rispetto di diritti quali la libertà personale, il
diritto alla difesa,
quello alla
prova». Sull’enunciazione di principio l’accordo è naturalmente massimo, sulla
sua proiezione in concreto è prevedibile che i giudizi siano meno unanimi. La
prima proposta di Md, infatti, all’insegna di una visione “sostanziale” delle
garanzie è quella di prevedere la sospensione della prescrizione in caso di
sentenza di condanna: «l’istituto
presuppone l’inerzia dello Stato nell’esercizio della potestà punitiva e non un
premio all’abilità ostruzionistica della parte».
Altra proposta che farà discutere è quella di eliminare alcuni riti
incidentali per ovviare i problemi derivanti dal regime delle incompatibilità a
causa del quale, si legge nel documento, in molte realtà è difficilissimo
formare i collegi giudicanti. L’idea è quella di rafforzare le garanzie reali
sostituendo il riesame e l’appello con «l’emissione della misura in
contraddittorio da parte di un collegio del tribunale, previo potere di fermo
del Pm». Collegio che, in caso di accordo delle parti, potrebbe proseguire
l’udienza con rito direttissimo. L’abolizione del riesame sarebbe anche
riequilibrata dalla previsione di una maggiore efficacia del ricorso per
Cassazione: «caso di annullamento in materia di libertà personale sulla
sussistenza degli indizi (oltre ai casi di annullamento
senza rinvio), la Corte dispone la scarcerazione». Tutto questo meccanismo,
pero’, non si potrebbe realizzare per i delitti di criminalità organizzata: «perchè
le esigenze di evitare l’inquinamento delle prove, l’intimidazione dei testi e
le rappresaglie sono particolarmente pressanti, e spesso rendono necessarie
emissioni di misure collettive incompatibili con i tempi dell’udienza
de
libertate».
Md immagina anche un diverso “conteggio” dei tempi per le indagini preliminari,
senza proroghe sul modello dell’articolo 407 Cpp.
Un’altra strada per accelerare i processi è quella di ridurli, da una parte
attraverso la depenalizzazione, dall’altra, in ambito processuale, attraverso lo
strumento dell’irrilevanza penale del fatto.
Le proposte di Coppi. Per il celebre avvocato nonchè docente di
diritto penale all’università La Sapienza di Roma la premessa è un giudizio
drastico sullo stato del processo penale: «In Italia il processo è morto, anzi
i processi di fatto non si fanno più tranne che in Cassazione». Detto questo e
condiviso l’approccio prima le garanzie e poi l’efficienza, il professore è
partito proponendo di stabilire un termine entro il quale fare valere le
nullità: «senza troppe distinzioni tra inutilizzabilità, annullabilità ecc.
ecc., servono sbarramenti, o si eccepiscono entro un determinato termine oppure
i vizi devono ritenersi sanati. Gli avvocati in questo devono mostrare
correttezza, le nullità non possono essere strumenti per difendersi dal
processo».
Idee chiare anche sul fronte delle impugnazioni, scontentando questa volta i
magistrati, Coppi si è detto d’accordo con la proposta rilanciata qualche tempo
da fa da Berlusconi di vietare l’appello per il pubblico ministero: «I tre gradi
di giudizio sono una garanzia per l’imputato non per il Pm». Troppo macchinoso,
secondo il professore, il meccanismo immaginato da Md per i procedimenti
incidentali, la strada giusta sarebbe invece quella di fermarsi al riesame,
prevedendo la possibilità di ricorrere in Cassazione solo per violazione di
legge e non per vizi della motivazione: «Potrebbe anche essere una sorta di
esperimento per affermare il principio in linea generale».
Secondo Coppi, infine, non bisogna farsi intimorire dai feticci, nemmeno quello
del processo accusatorio e della prova che si forma nel dibattimento: «Oggi c’è
un enorme spreco di tempo per ottenere una conferma nei dettagli di
dichiarazioni già acquisite in precedenza. Si potrebbe demandare all’accordo
delle parti la decisione su quali prove possono essere inserite immediatamente
nel processo». E un meccanismo analogo potrebbe essere riproposto per l’appello:
«siano l’accusa e la difesa a decidere qual prove vadano considerate in
appello».
Coppi, infine, si è detto d’accordo sulla introduzione della irrilevanza penale
del fatto: «La deleteria legislazione sul falso in bilancio è stata favorita
anche dalla rigidità della Cassazione nel giudicare fattispecie di reato
inoffensive».
Nel suo quarto d’ora da legislatore Coppi ha concluso con una serie di proposte
d’abrogazione e indicazioni di dettaglio: abolire l’udienza preliminare che «è
un rito inutile, diamo al Pm la decisione su archiviazione o giudizio»; abolire
la giuria nella Corte d’assise d’appello, «è un convitato di pietra»; prevedere
l’obbligo dell’elezione di domicilio nello studio del difensore e consentire le
notifiche via fax.
Mimmo Torrisi – Fonte:
www.dirittoegiustizia.it