Attualità

Documento OUA sulla riforma dell’Ordinamento professionale forense

La Giunta dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura
Italiana, riunita in Roma il 7 maggio 2004,

 

AFFERMA

 

Le
fondate preoccupazioni suscitate dall’attuale stato di sostanziale paralisi
dell’esame parlamentare della riforma dell’Ordinamento professionale forense e
più in generale di tutte le professioni, regolamentate e non, sono oggi aggravate
dalle sorprendenti ed inaccettabili dichiarazioni di fonte istituzionale, che,
ancorchè oggetto di pronta ritrattazione, non possono non destare la ferma
reazione di tutti i professionisti italiani, che tanto hanno insistito ed hanno
ragione di insistere perchè questa legislatura  sia quella in cui, finalmente,
si arrivi a dotare il Paese di un sistema professionale regolato da una
disciplina adeguata alle esigenze del nuovo millennio.

 


Rimettere in discussione il sistema ordinistico, addebitare agli Ordini di
essere la causa dei guasti e della arretratezza culturale delle professioni
secondo una logica di conservazione corporativa di superati privilegi, significa
solo rendere ingiustificato omaggio ad un’impostazione economicistica che ormai
non trova seguaci, se non sporadicamente e per finalità non apprezzabili,
neppure a livello comunitario. Significa poi dimenticare la funzione
pubblicistica di tutela dei parametri minimi qualitativi e deontologici, posti a
tutela  dei cittadini, che il sistema degli ordini è in grado di assolvere, pur
nel necessario ed ineludibile aggiornamento di forme e strumenti, che non
possono essere più quelli normati da discipline ordinamentali vecchie di
svariati decenni ed oggi ampiamente superate.

 

In
quest’ottica non puo’ non generare ulteriore allarme l’avere appreso delle
intenzioni del Governo, dopo la calendarizzazione a data successiva alle
elezioni del D.Lgs. La Loggia di definizione delle competenze in materia di
professioni, di ritenere superato il disegno di legge elaborato dalla cd.
Commissione Vietti, a favore del quale l’Avvocatura tutta si è unanimemente
espressa in sede congressuale, e che ha riscontrato il favore dell’intero
comparto professionale.


Cio’ per almeno due ordini di ragioni, di metodo e di merito.

Di
metodo, poichè si è trattato di uno dei rari esempi, peraltro ispirato e
coltivato dallo stesso Ministero, di effettivo coinvolgimento di tutti i
soggetti interessati, che hanno saputo apportare il proprio contributo di
esperienza diretta alla elaborazione del testo.

Di
merito, perchè le soluzioni ipotizzate appaiono congrue, in quanto capaci di
ammodernare le professioni regolamentate e di disciplinare nel contempo quelle
non regolamentate, costruendo un sistema duale ed equilibrato, all’avanguardia
anche nel contesto europeo, nella prospettiva condivisa di arricchire il tessuto
professionale, pur nel doveroso rispetto della esclusività delle funzioni
ordinistiche, secondo criteri di elasticità non lesivi della specificità
dell’esistente, con particolare riferimento alle professioni di rango
costituzionale, quale quella legale.

 


D’altro canto è invero inaccettabile la persistente invasività mostrata dalle
Autorità garanti, nel non limitarsi a compiti di controllo nei settori di loro
competenza, che si concretizza ogni giorno di più nella pretesa di dettare le
regole ed i disciplinari di comportamento, relativamente a soggetti che hanno
già, nella loro    normativa istitutiva e regolamentare,  fonte autonoma più
che esaustiva della propria disciplina.

 


Ancora più avvilente è tale quadro d’insieme ove si consideri la legittima
aspettativa sortita dal buon esisto dei lavori della Commissione ministeriale,
nonchè dalle assicurazioni contenute nel programma elettorale dell’attuale
maggioranza di governo, di vedere il progetto di disegno di legge presto
trasfuso in iniziativa parlamentare.

 

In
particolare, non si puo’ non rilevare come gli impegni formalmente assunti di
riordino delle professioni, al fine della loro difesa rispetto agli attacchi
provenuti nella precedente legislatura dalla logica di chi pretenderebbe di
trasformare, tout court, i professionisti in imprenditori, peraltro di
serie inferiore e privi della tutela a questi riconosciuta, appaiano
clamorosamente sconfessati da una politica di basso profilo, o peggio di
surrettizio ridimensionamento, di un comparto sociale che rappresenta già oggi
più del 10% del reddito prodotto dalla nazione e che (sta forse in cio’ il
problema?) ha dimostrato finora di saper difendere la propria indipendenza e la
propria autonomia di pensiero ed economica.

 

La
vicinanza delle prossime scadenze elettorali rende ancor più sconcertante tale
comportamento, che denunzia una preoccupante sottovalutazione dello stato di
disagio pesantemente avvertito dal mondo professionale.

 

 

I
professionisti italiani, e tra essi gli avvocati, non intendono più differire
ogni più opportuna azione tesa a contrastare, da un lato, iniziative
legislative non condivise e non condivisibili e dall’altro pericolose e
persistenti inerzie, che vanificano nei fatti i propositi di intervento nel
settore delle professioni che erano apparsi punti qualificanti dei programmi
elettorali e che come tali avevano prodotto consenso e suscitato aspettative,
fino ad oggi deluse. 

 


L’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, quindi, riafferma che non
consentirà ulteriori ritardi nella valorizzazione, anche sotto il profilo
normativo ed ordinamentale, delle professioni e ribadisce il proprio impegno per
l’immediata ripresa di un autentico percorso riformatore nell’interesse non solo
dell’Avvocatura ma della Società italiana.

 


Conseguentemente chiede alle forze politiche e di Governo di indicare con
chiarezza obiettivi e priorità  e di assumere posizioni inequivoche in merito
alla concreta volontà di far si’ che entro questa legislatura possa vedere la
luce l’ambizioso ed atteso progetto di ammodernamento delle libere professioni.

 

 


 

https://www.litis.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *