Attualità

Corte d’appello, arriva il manager


Il governo vuole il manager di Corte d’appello
delle grandi città, con compiti di gestione e controllo delle risorse umane,
finanziarie e strumentali relative ai servizi tecnico-amministrativi degli
uffici giudicanti e requirenti del distretto. E trova anche le risorse. Tra i
nuovi emendamenti presentati il 22 aprile scorso, oltre a quello che ha sancito
il nuovo accordo interno alla Casa delle libertà sul concorso unico d’accesso
per entrare in magistratura, ci sono solo tre proposte avanzate dell’esecutivo:
una sul manager d’appello, la seconda di dettaglio sulla carriera e la terza che
correda di risorse la nuova previsione di stampo efficientista. Mentre la
maggioranza si accapiglia per l’assetto delle carriere tra giudici e pubblici
ministeri e sul futuro assetto della magistratura, cosi’, l’esecutivo preferisce
tenersi fuori dalla tenzone politica a Montecitorio e gioca la sua partita sotto
l’aspetto dell’efficienza.

Nel
dettaglio, l’emendamento 2.400 prevede che sia istituita presso le Corti
d’appello di Roma, Milano, Napoli e Palermo, la figura del manager di Corte
d’appello avente la qualifica di dirigente generale con compiti operativi di
gestione degli uffici giudiziari nel distretto; il manager avrà la qualifica di
dirigente generale e sarà supportato da una struttura tecnico-amministrativa
composta da 11 unità, potendosi avvalere in sede di prima occupazione di
personale tecnico estraneo all’amministrazione.

Gli uffici
saranno allestiti attraverso il ricorso alla locazione finanziaria, vecchio
pallino del ministro della giustizia Roberto Castelli. La previsione non manca
delle risorse, stimate in euro 982.039 per il 2005 ed euro 1.473.058 a decorrere
dall’anno 2006, per il trattamento economico del personale addetto, e di euro
42.667 per il 2005 ed euro 64.000 a decorrere dal 2006 per gli oneri connessi
alle spese di allestimento degli uffici. Lo stanziamento è a valere
sull’accantonamento relativo al mingiustizia previsto nel fondo speciale del
ministero dell’economia.

Gli altri
emendamenti sono quelli già annunciati del relatore Nitto Palma, che
formalizzano l’accordo della maggioranza, con qualche sorpresa. La norma
relativa al rilievo disciplinare dell’interpretazione creativa, votata dal
senato, viene sostituita con la previsione che costituisce illecito l’adozione
di provvedimenti abnormi o di atti e provvedimenti che costituiscono esercizio
di una potestà riservata dalla legge a organi legislativi o amministrativi
ovvero ad altri organi costituzionali. Confermata invece la proposta di modifica
sul concorso, che da doppio diviene unico, anche se i candidati devono indicare
a pena di inammissibilità la preferenza circa la funzione giudicante o
requirente.

Questa
dichiarazione costituisce titolo preferenziale per la scelta della sede di prima
destinazione che nei limiti della disponibilità deve avvenire nell’ambito della
funzione prescelta. Dopo cinque anni nella funzione, il magistrato che voglia
cambiare funzioni deve frequentare il corso ad hoc nella scuola e superare un
esame di idoneità. A quel punto la scelta diventa irreversibile.

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