Attualità

Allarme di Martino, possibili attacchi con missili chimici e batteriologici (Intervento alla Camera del ministro della Difesa 19.9.2001)

(Intervento alla Camera del ministro della
Difesa 19.9.2001)

Vorrei anzitutto precisare all’onorevole collega che
l’incontro dei ministri della difesa della Nato del 26 e 27 settembre, cui
parteciperà  anche il ministro russo, Igor Sergheievich Ivanov, non sarà  un
vertice ma una riunione informale senza una specifica agenda, senza l’assunzione
di decisioni e di accordi su temi particolari e senza un comunicato finale. Per
i ministri sarà  l’occasione di un ampio e diversificato scambio di idee e di
opinioni sui pi๠importanti ed attuali problemi di difesa e di sicurezza e
sulle conseguenze dei tragici eventi di martedì 11 settembre negli Stati Uniti,
oltreché sui futuri contributi che la comunità  internazionale potrà  fornire
al processo di stabilizzazione in Macedonia alla scadenza (26 settembre)
dell’operazione "Essential Harvest", attualmente in corso.
Tra i vari temi potrebbe essere affrontato il progetto di difesa missilistica
statunitense, ma senza alcuna richiesta di presa di posizione formale da parte
dei paesi membri dell’Alleanza. Su questo tema, se sarà  il caso, potrà  essere
ricercata la convergenza tra posizioni che non possono essere semplicemente
schematizzate in termini di adesione o di rifiuto. In realtà , si tratta di
posizioni dialettiche evolutive rispetto ad un dibattito incentrato sul fatto
che il progetto comporterebbe una modifica del trattato Abm, su cui si è finora
basato l’equilibrio strategico tra le maggiori potenze. Pi๠precisamente, il
problema risiede nell’incompatibilità  tra gli impegni previsti dal trattato Abm
e la possibilità  di effettuare gli esperimenti necessari alla realizzazione del
progetto. D’altra parte, proprio gli eventi dell’11 settembre dimostrano che
quell’equilibrio strategico è insufficiente, da solo, ad assicurare pace e
stabilità  al mondo. Quanto alle implicazioni politiche del progetto, basti
pensare alla valenza che una collaborazione in tale materia tra Stati Uniti e
Russia avrebbe ai fini di una nuova architettura della sicurezza mondiale,
mentre già  ora possiamo apprezzare la propensione, da parte dei protagonisti
del vecchio confronto est-ovest, ad andare anche oltre le attuali forme di partnership.
E come il trattato Abm è figlio della guerra fredda, così un accordo su di un
nuovo sistema capace di proiettare sicurezza sui paesi aderenti potrebbe essere
la risposta strategica giusta ad una minaccia che si è radicalmente modificata.
L’evidenza, nei recenti attentati, di come il terrorismo possa seminare
distruzione e morte dall’interno stesso del paese vittima non esclude affatto
minacce diverse e dimostra, semmai, come la nuova minaccia comporti anche il
rischio di attacchi con missili tattici, con testate nucleari, chimiche o
batteriologiche: per dirla con Henry Kissinger, il fatto che il vaccino
antipolio non curi l’influenza non è una buona ragione per non farlo. A questo
riguardo, il progetto statunitense, con le sue caratteristiche di arma di
contrasto ad attacchi limitati, risponde, paradossalmente, pi๠che alle
esigenze difensive degli Stati Uniti, a quelle di paesi che, come il nostro, a
causa della contiguità  geografica, sono pi๠esposti a potenziali minacce da
parte dei paesi inaffidabili, dei cosiddetti rogue states (stati
canaglia).
In questo quadro, la posizione del Governo italiano resta chiara e coerente:
guardiamo con interesse all’iniziativa statunitense e vogliamo avere un ruolo
attivo nella ricerca di ogni possibile progresso delle consultazioni in atto;
con l’auspicio che si pervenga, a tempo debito – poiché per la realizzazione
del sistema antimissili occorreranno alcuni anni -, a scelte generalmente
condivise sull’assunzione di misure idonee a fronteggiare le nuove forme di
minaccia alla pace, alla stabilità , alla sicurezza.

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