Attualità

Roma, in corte d’appello causa per danni contro l’Ente tabacchi

ROMA (Reuters) – Sulla scia del
risarcimento di quasi 7000 miliardi concesso da una corte Usa a un fumatore
ammalato di cancro, l’associazione di consumatori Codacons e i familiari di una
vittima italiana di tumore, in vita accanito fumatore, hanno chiesto oggi di
accertare il nesso tra la sua morte e il tabacco alla Corte d’appello di Roma,
che si è riservata di prendere una decisione.

L’udienza, che si è svolta questa mattina
davanti alla I sezione della Corte d’appello civile, si è conclusa in breve
tempo, quando la corte ha comunicato che deciderà  nei prossimi giorni se
ricorrere a una consulenza tecnica per verificare il presunto legame della morte
del signor Cornelio Schiaratura con il consumo di sigarette, come richiesto
dell’avvocato del Codacons, Marco Ramadori, che rappresenta anche i familiari
del defunto in una causa per risarcimento danni contro l’Ente tabacchi italiano.

Anche se in Italia, ricorda il Condacons,
non esistono precedenti giurisprudenziali di
condanne dei produttori di tabacco, a differenza degli Stati uniti, l’avvocato
Ramadori si è mostrato stamani piuttosto ottimista sul seguito della causa
legale.

"In primo grado la consulenza medica
non è stata accettata – ha detto Ramadori a Reuters al termine dell’udienza –
ma questa corte d’appello ha scritto tempo fa un’ordinanza con cui ammetteva una
consulenza per un caso simile e anche in questa volta dovrebbe essere
accolta".

Nel precedente caso, si attende ancora il
risultato.

La verifica medico-legale sulla eventuale
origine da tabacco del tumore e quindi della morte del cinquantanovenne
Schiaratura , avvenuta nelo 1996, è un passo fondamentale nella causa contro
l’Ente tabacchi, "il monopolista italiano dei prodotti da fumo", come
lo definisce il Codacons.

UNA CAUSA LEGALE ITALIANA CON PRECEDENTE A
LOS ANGELES

Secondo l’associazione di consumatori, la
vicenda di Schiaratura "ricalca esattamente quella di Richard Boeken, a cui
una giuria di Los Angeles solo qualche giorno fa ha riconosciuto (in primo
grado) un risarcimento record di 6500 miliardi contro la Philip Morris".

"Il signor Schiaratura, come Boeken,
aveva iniziato a fumare da adolescente e, solo negli anni 90 si era reso conto
del pericolo di morte cui andava incontro, purtoppo troppo tardi per poter
evitare l’insorgenza del tumore".

Finora l’atteggiamento della magistratura
italiana è stato molto diverso da quella statunitense, dice l’avvocato Ramadori

"In primo grado il giudice aveva
respinto la richiesta di una perizia legale per accertare le cause della morte
di Schiaratura, definendola ininfluente per il giudizio con cui respingeva la
richiesta di risarcimento, in quanto la vittima, fumando, sarebbe stata
cosciente del rischio cui andava incontro".

Secondo l’avvocato, che invece ha chiesto
in appello la perizia, quest’ultima è il presupposto fondamentAle per ribaltare
la logica del giudice di primo grado. "Se la corte d’appello accetterà  di
verificare l’esistenza di un legame tra la morte per tumore e il consumo di
tabacco, vuol dire che è aperta a valutare gli argomenti delle parti sulla
reale conoscenza dei rischi da parte di chi fuma".

Secondo la Lega italiana per la lotta ai
tumori – che con lo sponsor dell’ex ministro della Sanità , Umberto Veronesi, ha
presentato in Cassazione a fine maggio una proposta di legge "contro il
fumo e a tutela dei non fumatori" – il tabacco causa il 90% delle morti per
tumore ai polmoni, il 25% delle morti per malattie cardiache, il 75% di quelle
per malattie respiratorie, e ogni sigaretta in media accorcia la vita del
fumatore di cinque minuti.

https://www.litis.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *